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Smantellamento del campo rom di Asti
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Asti, è in corso la chiusura del campo rom di via Guerra: «Oggi si abbatte una storia di pregiudizi» [fotogallery]

Nessuna tensione con le forze dell’ordine, ma la voglia di voltare pagina. Rasero: «Era il primo punto nel nostro programma alla voce sicurezza»

È in corso in questi minuti la chiusura del campo rom di Asti, in via Guerra, un insediamento durato quasi 40 anni e oggi definito un «ghetto istituzionale». L’operazione, attesa da decenni, si sta svolgendo in un clima di straordinaria tranquillità, segnando un punto di svolta non solo per Asti, ma come modello replicabile a livello nazionale. Alla presenza di pochi rom, nessuno dei quali ancora residente nell’area, degli operatori dei Servizi sociali, del rappresentante dell’Associazione 21 Luglio, Carlo Stasolla, del sindaco Maurizio Rasero e del dirigente comunale Roberto Giolito, si stanno completando le operazioni di interdizione dell’area in una scena quasi surreale, nel più completo silenzio. Nessuna tensione tra gli ex residenti e le forze dell’ordine, nessuna problematica, solo la voglia di superare l’emergenza sanitaria e di degrado che da anni affliggeva il campo rom di Asti.

Il sindaco Rasero, ha espresso grande soddisfazione, sottolineando che l’obiettivo del superamento del campo rom era il primo punto programmatico sulla sezione sicurezza della campagna elettorale. Il successo, secondo il sindaco, risiede nell’approccio adottato: «Non ho mai parlato di ruspe o di allontanamenti forzati. L’approccio vincente ha visto la priorità assoluta data ai Servizi sociali che sono stati in grado di stabilire un rapporto di fiducia con le famiglie residenti. L’orgoglio è quello di vedere oggi come tutto proceda senza intoppi: ci sono le forze dell’ordine perché ci devono essere, ma non c’è nessuno che viene trascinato via, non ci sono urla, non ci sono proteste». Segno che è stato fatto un grande lavoro preliminare e che le persone hanno avuto fiducia nei loro interlocutori.

Rasero ha definito questa non solo una chiusura, ma «la madre di tutte le chiusure», evidenziando come la qualità dell’operato faccia la differenza. Ha voluto ringraziare, prima di tutto, gli abitanti stessi che hanno creduto nel progetto e hanno accompagnato l’amministrazione in questo percorso. Il processo ha richiesto una grande collaborazione tra tutte le istituzioni, incluse Questura, Prefettura e forze dell’ordine, con il personale che ha lavorato intensamente, anche il sabato e la domenica.

Anche Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio che ha indicato la road map per arrivare ad oggi, ha lodato l’operazione, affermando che il risultato raggiunto «fa scuola in tutta Italia» come modello di superamento dei campi. Secondo Stasolla, l’approccio vincente è stato legato ai diritti umani, evitando gli slogan che non risolvono strutturalmente il problema. «Oggi non si abbattono solamente le baracche, si abbatte una storia di pregiudizi durata quasi 40 anni» ha affermato Stasolla, sottolineando il forte valore simbolico dell’azione. Questo risultato dimostra che non si tratta del «mero trasferimento di persone da una baracca a una casa», ma della decisione di una comunità di abbattere un ghetto per permettere a cittadini — che Rasero ricorda essere nati ad Asti e residenti da decenni — di diventare finalmente «cittadini come tutti gli altri». Stasolla ha anche smentito la “leggenda metropolitana” secondo cui i rom sceglierebbero di vivere nei campi, chiarendo che la vita in tali condizioni sia una «cultura della povertà e del ghetto».

Il lavoro, tuttavia, non è finito. Sia Rasero sia Stasolla hanno concordato che la chiusura sia solo l’inizio di un nuovo, lungo processo di accompagnamento delle famiglie, per evitare la dispersione scolastica e facilitare l’integrazione nelle nuove comunità. L’amministrazione, grazie a un finanziamento, assumerà educatori per seguire le famiglie anche nel dopo campo, istruendole sulle regole della vita comunitaria con il resto degli astigiani. Per quanto riguarda l’area liberata, l’obiettivo immediato è chiuderla con i New Jersey per impedirne l’accesso e lo scarico abusivo, mentre la bonifica vera e propria sarà affrontata in una fase successiva con il possibile ampliamento di un’azienda già presente in loco.

[foto Ago]

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