Fino al luglio scorso una vita normale, in un alloggio modesto ma dignitoso, con un reddito che imponeva sacrifici ma consentiva anche di vivere tutti insieme: madre, padre e due figli ancora minorenni.
Poi lo sfratto, l’abbandono della casa, lo smembramento della famiglia: il padre al dormitorio Caritas, la madre con i figli alla Casa della Madre e del Bambino.
«E’ così da luglio e noi siamo arrivati al limite, non ce la facciamo più» dicono Gentian e la moglie, entrambi di origine albanese ma lui in Italia fin dal 1991. «Ero ancora minorenne quando sono arrivato prima a Perugia, poi Ferrara, poi Matera e poi Asti. Qui sono nati i nostri figli e qui ho lavorato come muratore. Un po’ come dipendente e poi come ditta individuale. Ma i costi erano troppo alti, ho chiuso la ditta e mi sono trovato in difficoltà».
A dare un ulteriore “spintone” alla famiglia è stata una tragica visita ad alcuni parenti in Germania. «Lì mio figlio ha avuto un gravissimo incidente, è stato investito, è stato ricoverato per tanti mesi in ospedale e poi non poteva affrontare il viaggio di ritorno in Italia. Quando finalmente siamo tornati ad Asti, abbiamo scoperto che avevamo perso residenza e ogni diritto alla casa».
Gentian racconta che con gli ultimi risparmi ha affittato una casa, poi è stato sfrattato.
Il Comune di Asti ha aiutato la famiglia con gli strumenti a sua disposizione: tramite l’Agenzia Casa ha affittato loro un alloggio e ne ha pagato una parte di canone oltre ad altri tipi di contributi e così come fa con le famiglie nella stessa situazione.
Quando si è esaurito il contributo del Comune di Asti la famiglia ancora non poteva permettersi di affittare un alloggio dal mercato privato e il Comune di Asti non ne aveva di pronti da assegnare in emergenza abitativa e ha offerto l’unica soluzione nelle sue possibilità: il padre in dormitorio e madre e figli nella casa di accoglienza condivisa con altre donne nella stessa situazione.
Mettendoli in lista d’attesa per un alloggio popolare. La famiglia di Gentian è nei primi quattro posti delle emergenze abitative.
«Io al dormitorio sono rimasto qualche sera poi proprio non riesco a vivere – si sfoga Gentian – Il posto è ordinato e pulito, niente da dire, ma le persone che arrivano la sera a dormire sono molto particolari. Ho provato, ma proprio non ce la faccio. La mia è una famiglia normale, come può esserlo qualunque altra di Asti. Abbiamo sempre vissuto come tanti in un alloggio, con le nostre abitudini e la nostra privacy. Vivere così ora è troppo dura. La nostra è solo una difficoltà economica: siamo una famiglia unita, i nostri figli vanno a scuola, avevano amici, facevano le stesse cose dei loro coetanei. Ora vivono in quella struttura dove hanno una cucina in comune, non hanno neppure una tv, c’è sempre gente diversa intorno a loro. Prima andavano bene a scuola, adesso non vogliono neppure più andarci per la vergogna che provano a non avere una casa».
Neppure Natale hanno passato insieme, così Gentian, che possiede solo una vecchia auto regalata, ha deciso di passare le notti e gran parte delle giornate sulla vettura parcheggiata davanti alla Casa della Madre e del Bambino, un modo per stare vicino il più possibile alla sua famiglia.
«Di giorno i miei figli vengono a trovarmi in auto e passiamo del tempo così, insieme. Ogni volta devo poi convincerli a tornare nella struttura perché anche loro vorrebbero dormire lì, pur di stare tutti di nuovo insieme».