Oggi terzo ed ultimo giorno della manifestazione della protesta dei trattori ad Asti. Un corteo di circa 250 agricoltori hanno lasciato il presidio di piazza d’Armi per raggiungere la centrale piazza Alfieri, percorrendo corso Alfieri come concesso dalla Questura alla luce degli atteggiamenti pacifici e rispettosi mostrati nei giorni scorsi.
Il palco-rimorchio è rimasto parcheggiato nella zona pedonale davanti ai portici Anfossi mentre una delegazione è stata ricevuta dal Prefetto Claudio Ventrice.
Da lui sono saliti Gabriele Ponzano, Matteo Marconi, Luca Mondo, Serena Reggio, Riccardo Bordone Cavallero e gli hanno consegnato quattro pagine in cui sono riassunte tutte le ragioni della protesta: prezzi dignitosi, etichettatura chiara, revisione Pac, bandi adeguati, rappresentanza diretta del mondo agricolo ai tavoli decisionali, controllo della fauna selvatica, semplificazione per il lavoro stagionale, contenimento della burocrazia, riduzione del divieto di abbruciamento dei residui vegetali della potatura, tutela e promozione dei prodotti Made in Italy, eliminazione della scadenza dei diritti di reimpianto, divieto di pannelli solari sui terreni agricoli, revisione del sistma di rilevazione de prezzi delle nocciole, modifica delle linee guida Unesco per non creare concorrenze sleali.
Ma la delegazione ha voluto portare esempi concreti di cosa significhi per loro lavorare nelle condizioni attuali.
«C’è una concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori italiani ed europei – ha detto Ponzano – Qui ci obbligano a sottostare a molte norme e vincoli e poi, per sfamare tutti, danno il via libera ad importazioni di prodotti extraeuropei che vengono coltivati senza controlli e possono essere commercializzati a prezzi molto più vantaggiosi proprio per questo motivo».
E poi l’esempio sulla necessità di sburocratizzazione dell’attività dell’imprenditore agricolo: «Un esempio su tutti -ha detto Ponzano – chi pratica la minima lavorazione 5 giorni prima di entrare in campo deve comunicare la data in cui lo far. Ma poi non è detto che ciò avvenga perchè può mettersi a piovere, può rompersi un mezzo, può subentrare un’emergenza dell’agricoltore e si sono persi soldi e tempo e bisogna poi rifare tutto quando verrà il momento. Chi fa vino deve tenere una complicata contabilità di tutto. Le grandi aziende hanno segretarie che lavorano per questo, noi piccoli dobbiamo caricarci dell’impegno contabile, del lavoro di segretria, dell’aspetto commerciale per vendere il prodotto, di quello aziendale da imprenditore e, poi, ovviamente, pensare all’attività agricola vera e propria».
Un altro aspetto della difficoltà di fare l’agricoltore oggi arriva da Matteo Marconi di Monastero Bormida che coltiva vigne ed alleva capre per fare la Roccaverano Dop. «In Italia abbiamo disciplinari molto seri per i prodotti di qualità e questo è un bene. Ma in zone marginali come la Valle Bormida e con il proliferare della fauna selvatica che funesta i raccolti, sta diventando sempre più difficile rispettare la regola di allevamento con alimenti che arrivano esclusivamente dal territorio perimetrato. Se non riusciamo a raccogliere abbastanza saremo costretti ad abbandonare la Dop che tutti ci invidiano».
Senza contare, ha poi ancora sottolineato Matteo Marconi, che i prodotti di eccellenza e i paesaggi coltivati e ben tenuti sono la maggiore attrazione turistica di zone più decentrate come quella in cui vive lui.
Sulla stessa onda l’esperienza portata da Serena Reggio, imprenditrice agricola di Bubbio che coltiva uva e nocciole. «I noccioleti sono vicini ai boschi dove vivono cinghiali e caprioli che distruggono i raccolti. Già ho dovuto attrezzarmi per fare la trasformazione delle nocciole perchè venduteda sole non mi rendevano, ma ora non riesco a salvarmi dalle spese perchè non ne produco abbastanza, a causa della fauna selvatica».
Problema diverso quello sollevato da Riccardo Bordone Cavallero con allevamento di capi francesi da ingrasso alle porte di Asti: «Bisogna fermare il proliferare dei campi fotovoltaici che rubano suolo all’agricoltura, deturpano i paesaggi e pongono seri problemi di inquinamento quando devono essere smaltiti».
Al Prefetto è stata anche prospettata una nuova potenziale e futura emergenza sanitaria, quella che riguarda il proliferare dei colombi che, al pari dei cinghiali per la peste suina, sono molto pericolosi per la trasmissione di contagi.
Il Prefetto ha ascoltato tutto, ha raccolto le richieste della delegazione e ha fatto una promessa: «entro 1 ora le vostre richieste saranno inviate al Ministero delle Politiche Agricole, al Ministero dell’Interno e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Stesse richieste sono state avanzate al Presidente della Provincia di Asti Maurizio Rasero.
Sulla pagina Facebook de La Nuova Provincia visibili le due dirette dell’arrivo del corteo in piazza Alfieri e delle testimonianze degli agricoltori che si sono avvicendati sul palco.
(Fotoservizio Ago)