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Attualità
Il caso

Asti: il campo da calcio di Quarto potrebbe ospitare il campo rom temporaneo

Si è già svolto un sopralluogo “informale” del vicesindaco Coppo e del Questore Salvo, ma ancora nulla è stato deciso

Tra i tanti dossier sul tavolo dell’amministrazione comunale continua ad esserci quello del “superamento” dei campi nomadi e, in primis, la chiusura del campo rom di via Guerra. Se le intenzioni di dismettere l’area rom, considerata altamente pericolosa per le precarie condizioni igienico-sanitarie, ci sono e vengono ribadite da anni (un’accelerazione in tal senso è stata data dopo l’arrivo del questore Sebastiano Salvo), il modus operandi per farlo non è ancora definito. Non del tutto. Ci sono stati incontri tecnici e discussioni nel Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocato dal Prefetto, per trovare la via migliore e procedere con la chiusura in tempi ragionevoli. Ma dove ricollocare le famiglie rom che non dovessero o volessero scegliere un’altra soluzione abitativa? Perché è vero che alcune famiglie rom hanno spontaneamente abbandonato il campo, nei mesi scorsi, dopo aver acquistato cascine o case in vendita, ma altre sono ancora in attesa di sapere cosa ne sarà di loro.

Il vicesindaco Marcello Coppo, il primo sostenitore della necessità di chiudere il campo rom, senza se e senza ma, ha più volte ribadito la sua linea d’azione: «Le famiglie che hanno un’altra casa nella quale vivere devono usarla e farò di tutto per evitare che si debba aprire un altro campo rom temporaneo».

Se così non fosse si sta ipotizzando il piano B che prevede lo spostamento dei rom in un terreno, un po’ isolato, dove sarebbero allestite tende o altre strutture temporanee ad opera della Croce Rossa oppure della protezione civile.

Sebbene Coppo abbia più volte affermato di non essere al lavoro su una ricollocazione dei rom, è altrettanto vero che, settimane fa, ha effettuato un sopralluogo informale con il questore Sebastiano Salvo per valutare i requisiti di un sito che potrebbe ospitare i rom. Si tratta del campo da calcio di Quarto inferiore, oltre corso Alessandria e al di là dell’autostrada A21.

Il campo sportivo di Quarto avrebbe le caratteristiche per la sistemazione temporanea delle famiglie rom che, al momento della chiusura dell’area di via Guerra, si pensa entro la fine dell’anno, non dovessero avere altro luogo dove andare. «Comunque il campo da calcio di Quarto – precisa Coppo – non è il posto prioritario scelto e bisognerà attendere la nuova riunione tecnica, a settembre, per ulteriori decisioni».

Il questore Salvo conferma di aver effettuato il sopralluogo «informale» e che, a determinate condizioni, dietro un piano di gestione completo, il campo da calcio potrebbe anche andare bene «per togliere quelle persone da una situazione inaccettabile sotto il profilo sanitario». Ed è questa la priorità che va oltre le visioni politiche del problema: agire per rimuovere il pericolo ed evitare che si ricrei altrove.

C’è dell’altro. Le famiglie rom che dovessero abbandonare il campo per evitare di finire in una tenda, o comunque in una sistemazione temporanea, avranno o meno l’obbligo di ripristinare le singole piazzole occupate fino ad oggi? Anche su questo sta lavorando il vicesindaco che ipotizza un costo di smantellamento delle baracche tra i 10.000 e i 15.000 euro. Coppo vorrebbe che fossero i rom a farsi carico dello smantellamento e del ripristino dei luoghi, ma nel frattempo vorrebbe anche impedire a chiunque altro di accamparsi trovando le piazzole vuote.

È vero che i campi nomadi di Asti sono ormai tutti occupati da persone senza titolo e il Comune non prevede di dare alcun tipo di ulteriore concessione per nuovi arrivi dall’esterno, ma il problema resterebbe perché si tratta di zone isolate non così facili da presidiare.

Lo dimostrano i noti incendi che interessano le zone vicine al campo e che, proprio di recente, hanno causato tensioni tra i vigili del fuoco, giunti in via Guerra per spegnere le fiamme, e alcuni residenti che li hanno presi a sassate.

Una vicenda successa a inizio agosto che ha avuto ripercussioni anche politiche tramite una nota stampa diffusa dal Movimento 5 Stelle di Asti.

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