Se solo i circa 40 mila bambini che ha fatto nascere nel corso della sua carriera sapessero che sono venuti al mondo con lui grazie ad una monetina tirata in aria e caduta dalla parte giusta.
Inizia infatti così la brillante carriera di Maggiorino “Rino” Barbero, primario di Ginecologia ed Ostetricia dell’ospedale Cardinal Massaia dal 1998 in pensione da una settimana.
Cosa c’entra una moneta con la sala parto?
Quando finii le superiori non avevo ancora deciso cosa avrei fatto nella vita. Andai militare in Marina per prendere tempo e per molte settimane fui indeciso fra due opzioni: intraprendere la carriera militare o iscrivermi a Medicina. Ma non riuscivo proprio a decidermi così tirai una moneta in aria e fu lei a scegliere per me.
Quasi 40 anni di servizio. Quali sono i ricordi più importanti?
Sono tantissimi ma alcuni sono stati una svolta. Penso all’impatto con la tecnologia: nel giro di pochi mesi la tecnica endoscopica ha preso piede. Ci siamo dovuti adeguare in fretta a nuove modalità di trattamenti delle lesioni benigne senza compromettere la fertilità dell’apparato riproduttivo femminile. Un grande passo avanti.
Ma lei è stato anche il “padre” della Breast Unit astigiana.
Con la mia équipe costruita da zero sull’entusiasmo di poter mettere insieme uno staff di specialisti in grado di seguire tutto il percorso di cura delle donne colpite da neoplasia mammaria. E in pochi anni siamo diventati un punto di riferimento al punto da ospitare anche l’Hub di oncologia ginecologica del Quadrante Sud Est del Piemonte. Per non parlare del centro di procreazione medicalmente assistita, altro fiore all’occhiello del reparto.
Cardinal Massaia ospedale di riferimento anche per le nascite.
Il nostro è il quarto punto nascite in Piemonte. Negli “anni d’oro” siamo arrivati a 1500 parti l’anno.
Con qualche curiosità che si annida fra i numeri di neonati.
La prima che mi viene in mente è quella di una paziente cui ho praticato cinque tagli cesarei per tutti i suoi cinque figli nati in meno di 7 anni.
Le è capitato di incontrare sul lavoro adulti che aveva fatto nascere?
Sono tante le pazienti che avevo fatto nascere e che sono tornate da me per far nascere i loro figli. E comincio a trovare anche colleghi medici e specializzandi che avevo visto per la prima volta in sala parto, appena nati.
Lei ha tenuto anche un rapporto molto stretto con la comunità astigiana.
E’ stato facile con Mariangela Cotto, una cara amica che ha sempre seguito il nostro lavoro. Portava da noi in reparto le donne amministratrici per farci comprendere cosa avremmo potuto modificare per migliorare la fruizione delle nostre pazienti.
E’ stato anche a capo dell’équipe multidisciplinare per la segnalazione e presa in carico dei casi di abuso e maltrattamento ai danni di minori.
Un segno dei tempi cui bisogna dare risposte concrete. Nell’ambito di questo lavoro ricordo una visita al campo rom. Lì mi presi dei rimproveri molto severi dagli uomini del campo che mi ritenevano responsabile di un lento ma graduale cambiamento di mentalità delle donne. “Lei dice alle nostre donne di fare meno figli, di non sposarsi bambine e non rischiare con tante gravidanze. Così va contro le nostre tradizioni”. Ma non ho mai smesso di dire quelle cose.
Il periodo del lockdown per Covid?
In realtà non ci siamo mai fermati perchè i bambini non smettono mai di nascere e non abbiamo neppure smesso di intervenire sulle patologie oncologiche che non potevano aspettare. E’ stato complicato ma non impossibile.
In tutti questi anni, quanti ospedali e quante cliniche private le hanno fatto la corte?
Tante, compreso il Sant’Anna in cui ero partito studente e potevo tornare primario. Ma ho sempre scelto il pubblico e non potevo lasciare Asti dove ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo con cui mi trovavo benissimo.
I nomi che resteranno nel cuore?
Tanti, tantissimi, non voglio fare torti. Ma sicuramente due su tutti: quello dell’amico fraterno e braccio destro Francesco Bocci morto tragicamente in incidente e quello della mia caposala “storica” Paola Ferraris, campionessa di dedizione, entusiasmo, competenza, umanità. Ma nel cuore c’è anche molto posto per la clinica missionaria in Zambia dove ho l’onore di prestare volontariato.
4 risposte
Il mio ginecologo da 41 anni. Quando ho mandato da lui una mia amica, lei ha commentato dicendo “Barbero è un dio”.
Top.
Onori alla Marina! Onori alla Ginecologia!
Onori alla Marina! Onori alla Ginecologia!
“Una monetina ha deciso il tuo destino, ma la vera fortuna è stata per tutte le donne che ti hanno incontrato nel cammino. Un ginecologo con la G maiuscola: umano, competente e sempre con il sorriso rassicurante. Buona pensione, dottore!”