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Asti: il ricordo di Marcello Peola, l’uomo di pace in cui si incontrarono l’arte e la gentilezza

Il giornalista Giorgio Gianuzzi ne traccia un profilo umano, artistico e professionale

“Prendi la macchina fotografica e seguimi”. Fu l’ordine che Paolo Monticone, allora mio capo servizio a “La nuova provincia” mi impartì alzandosi dalla sua scrivania. Eravamo in redazione nel palazzone di Corso Dante. “Vieni che ti faccio un regalo”. Pochi passi ed entrammo nella hall dell’Albergo Reale dove ancora troneggiava l’effige di Giuseppe Garibaldi. Ad accoglierci c’era un uomo piccoletto, grassottello con un papillon enorme: il suo sguardo era pieno di felicità. Così incontrai per la prima volta Marcello Peola sul finire degli anni Settanta.

Stava preparando una sua mostra di incisioni. Per me, appena diplomato in Arte Grafica era come entrare in un negozio di giocattoli per i bambini. Mi innamorai delle sue opere, del suo modo di descriverle, di spiegarle a  chi conduceva l’intervista. Uscimmo e Paolo mi chiese se pensavo di aver fatto delle belle foto. Cribio – o forse ho pronunciato un’alta parola – le foto! Ero rimasto estasiato da tanta bella roba che mi ero completamente dimenticato il motivo della mia presenza in quelle sale. Non avevo nemmeno uno scatto. Lo smoccolo, che era un po’ l’intercalare di Monticone quando le cose si mettevano male, mi portò alla realtà. Tornai indietro e pregai il maestro di aiutarmi. Lui con la sua innata gentilezza mi portò davanti alle sue opere e, come si dice in gergo, portai a casa il servizio.

Marcello Peola. Due parole semplici che, per chi ama l’arte grafica, evocano immediatamente l’immagine di un grande maestro. Non amava definirsi un precursore, eppure lo è stato. Non cercava titoli altisonanti, si diceva semplicemente un “artista a tutto tondo”. Ma chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o di sfiorare con lo sguardo le sue opere sa che in lui viveva qualcosa di più grande. I suoi olii, gli affreschi, le incisioni… tutto parlava di lui, del suo tratto dolce e immaginifico, della sua mano capace di trasformare la semplicità in poesia. In ogni linea, in ogni sfumatura, c’era la sua firma invisibile ma inconfondibile: l’amore per l’arte, la cura, la grazia.

Amava in modo particolare la matita e la china, strumenti umili e silenziosi, proprio come lui. Aveva iniziato giovanissimo, nei primi anni Cinquanta, e subito la sua bravura lo aveva portato a collaborare con case di produzione, creando personaggi pubblicitari per bambini, che lui amava profondamente. Perché Marcello aveva una visione tenera del mondo, che sapeva donare a chiunque incontrasse la sua arte.

Una leggenda mai del tutto confermata,  e forse per questo ancora più affascinante,  racconta che sia stato proprio lui, nell’ombra dei grandi editori, a disegnare molti dei personaggi che hanno fatto sognare generazioni di bambini. Quei volti, quelle storie, ora consegnate alla memoria collettiva, portano ancora dentro un pezzo della sua anima.

Nato a Torino nel 1934, aveva trovato nella quiete delle colline astigiane, a Castellero, la sua casa dell’anima. Lì, tra le stagioni della campagna e la bellezza del silenzio, aveva messo radici. La sua arte, invece, viaggiava lontano, amatissima in Francia, dove le sue incisioni – realizzate con un torchio che aveva progettato da solo, per ottenere risultati perfetti – entrarono ben presto nelle gallerie più importanti.

Ma Marcello Peola non era solo un artista. Era un uomo di pace, di umanità profonda. Credeva nella fratellanza dei popoli, nel valore della gentilezza e dell’impegno verso gli altri. Trovò nel mondo dei Lions Club il suo “mondo ideale”. Fu guida, mentore, amico. Formò decine di giovani Leo con la stessa dedizione con cui si prendeva cura dei suoi disegni. Tra loro, Mauro Imbrenda, oggi Governatore del Distretto 108 Ia3, uno dei suoi allievi più promettenti, divenuto portatore concreto dei suoi insegnamenti. Fondò Club, creò guidoncini – anch’essi piccole opere d’arte – e donò se stesso a ogni progetto, con la discrezione e la generosità che lo hanno sempre contraddistinto. Amico degli Alpini e socio ANA a Castellero lo scoro aprile aveva creato la locandina per il ventesimo anno di fondazione del Gruppo. Forse la sua ultima opera.

Oggi, alla soglia dei 91 anni , sarebbe stato il suo compleanno l’8 novembre,  Marcello ci saluta, lasciando un vuoto che solo la bellezza delle sue opere potrà, in parte, colmare. Accanto a lui, Maria Grazia, sua moglie e custode amorevole della storia di uno dei più grandi illustratori italiani. A chi resta, il compito di ricordare. A lui, il merito di aver trasformato l’arte in un atto d’amore.

Giorgio Gianuzzi

(In gallery la  locandina realizzata da Marcello Peola per il ventesimo anniversario del Gruppo Alpini di Castellero)

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