Riceviamo e pubblichiamo da Bruno Accomasso, per tutti Macio, grande fotografo astigiano a lungo autore delle foto pubblicate su La Nuova Provincia, un ricordo dell’amico e collega Paolo Monticone.
Paolo ha iniziato la sua presenza alla “Nuova” nell’estate del 1960 ed io l’ho seguito qualche mese dopo (a novembre) quando Maioglio, sapendo che io facevo un giornale scolastico ciclostilato che leggeva la nostra sola scolaresca, (seconda Scientifico) propose a Paolo e, di conseguenza a me, di scrivere di scuola sulla Nuova Provincia. E così nacque l’ “INTERVALLO” che riprendeva il nome da un foglio uscito in occasione di una veglia delle matricole di un anno o due prima e poi mai più uscito.
Detto tra di noi, da quell’idea nacquero le fortune del giornale, perché anno dopo anno si passò dalle poche 1500 copie circa fino a dei massimi di 18 mila.
Tre anni dopo, quando Paolo ed io andammo all’università, il testimone di Intervallo lo prese in mano Charly e così si formò il “trio de la muerte” che tirò la carretta del giornale senza peraltro negare gli apporti di altre persone come Piero Cadoni, Vittorio Ravizza, Bruno Gianotti e altri collaboratori esterni che con questi, appena nominati, si sono succeduti negli anni.
Paolo, che era nato per scrivere, avendo la rara dote della concretezza e della chiarezza cominciò ad occuparsi di cronaca spicciola (Questura, Vigili del Fuoco, Vigili urbani) guadagnando ben 100 lire per notizia, allargandosi, poi, sempre più verso altri campi e dedicandosi soprattutto all’agricoltura, cosa che mai nessun giornale aveva fatto prima se non in modo sporadico e superficiale. E questa sua esperienza, maturata negli anni, lo portò poi ad essere addetto stampa della CIA e curatore dell’immagine della stessa associazione. Ma scrisse anche per altre pubblicazioni del settore agro alimentare vinicolo come Barolo & Co.
Un’idea vincente di Paolo fu quella di dare spazio al gioco del tamburello quando si iniziò a disputare il torneo del Monferrato. Dico vincente, perché il giornale cominciò ad essere venduto anche in provincia. Pensate cosa voleva dire vendere 150 copie a Moncalvo!
Ma tutto quello che faceva Paolo era fatto bene, perché era nato giornalista proprio per quel suo stile asciutto, concreto ed obiettivo che solo i veri giornalisti sanno avere. Oltre ad avere il fiuto per la notizia, altra dote non trascurabile.
Un’altra dote è stata quella di mantenersi slegato dai partiti, pur avendo un’ idea precisa di società laica e progressista che insieme condividevamo: orgogliosamente socialisti ondeggianti tra Riccardo Lombardi e la sinistra di Vittorio Foa e non comunisti, seppur non anticomunisti a priori.
Charly è stato colui che ha iniziato a fare cronaca in modo più moderno, obiettivo ed umano, rimanendo strettamente legato ai fatti e senza voler fare del sensazionalismo a tutti i costi.
Ha avuto la buona idea di dare spazio, oltre alla cronaca nera, a manifestazioni quali Palio, Sagre e Carnevale conquistando così un altro settore di lettori.
Io mi sono occupato di calcio e pallacanestro prima, poi sporadicamente anche di pallavolo. Ma, soprattutto di pallacanestro.
Ho anche cercato di fare qualche inchiesta, ma l’idea ha funzionato poco perché era troppo per un giornale di provincia troppo legato ai comunicati di settore e basta. Quindi mi sono ritirato in buon ordine. Il mio settore è stato la fotografia.
Passavo le notti in camera oscura (in compagnia di Massimo Cotto che lavorava per Rai Stereonotte), affinché i redattori avessero le foto pronte il lunedì mattina.
Diciamo che mi sono divertito….
Quanto a Paolo ci siamo conosciuti in seconda media, senza esserci cercati, ma trovati casualmente nello stesso banco. Di lì nacque una ferrea amicizia durata 70 anni senza mai uno screzio. Non sono pochi. Abbiamo condiviso molte cose, dalla visione del mondo, al tifo sportivo: basket (Simmenthal Milano, oggi Armani) e calcio (Toro). Una chicca: al lunedì mattina, cadesse il mondo, a scuola passavamo la prima ora a leggere sulla Gazzetta dello Sport cosa avesse fatto il Simmenthal. E se la profia spiegava Dante, chi se ne fregava!
Con lui se ne va una parte di me.
Ciao Pilli: che il passo ti sia lieve.