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Asti, il Rotary celebra il “gran bollito risorgimentale”, quello con sette di tutto

Serata dedicata alla storia di questo piatto storico amato anche da Vittorio Emanuele.

Uno dei piatti più invitanti in inverno è certamente il bollito, con la sua ricchezza di carni e l’inconfondibile profumo che emana dalla pentola in cui cuociono.
Il Rotary Club di Asti, presieduto da Alberto Bazzano, ha organizzato a Casa Serra (a Montegrosso Cinaglio) una riunione conviviale dedicata al “gran bollito risorgimentale piemontese”, alla quale hanno partecipato i Rotary Club di Nizza – Canelli, Alba, oltre ai governatori del Distretto 2032 Natale Spineto (anno 2024-25), Remo Gattiglia (anno 2023-24) e Luigi Gentile (anno 2025-26).

«Il gran bollito risorgimentale – ha spiegato il rotariano Renzo Gai – più che un pranzo è un rito, scandito dalle varie parti di carne e dalle salse che le accompagnano. Il bollito rientra tra i grandi piatti della cucina italiana e, nonostante appaia una preparazione semplice, in realtà nasconde numerosi accorgimenti e segreti indispensabili per la buona riuscita. Occorre anzitutto la carne di un bue adulto o di manzo di razza piemontese, della fassona o della coscia, ben alimentato e che non abbia mai lavorato: la carne deve essere ben frollata e non troppo magra, con venature di bianco e morbido grasso. I diversi tagli dovranno essere cotti separatamente per garantire il sapore e la fragranza di ognuno, immergendoli in acqua bollente moderatamente salata con dentro i profumi: sedano, cipolla, lauro e uno spicchio di aglio, e la carne dovrà essere tirata su solo al momento di servirla».
L’origine del piatto sembra legata alla secolare tradizione dei mercati di bestiame piemontesi come quello di Moncalvo, che nell’archivio storico del Comune conserva un documento del xv sec. attestante l’esistenza del primo mercato bovino dedicato ai buoi da macello, al quale giungevano compratori da tutto il Piemonte, dal Milanese e dal Genovesato. Per il “gran bollito risorgimentale piemontese” non esiste alcuna ricetta scritta o tramandata oralmente.
Il bollito di oggi, con i sette tagli (fiocco, tenerone, scaramella, scamone, cappello del prete, punta di petto e noce) ed i sette ammennicoli (lingua, testina, musetto, coda, stinco col midollo, salamino e gallina), le sette salse e le sette verdure di accompagnamento è dunque frutto di fantasia. Sicuramente, però, è molto simile al servizio di tavola riservato a Vittorio Emanuele, quando, ancora Principe di Savoia, era solito scappare da Corte per recarsi a Moncalvo con tre obiettivi: andare a caccia, cercare spicciativi amori con giovani contadinelle e gustare un buon piatto di cibo accompagnato da una robusta Barbera.
La scelta di organizzare a Casa Serra la conviviale del “gran bollito risorgimentale” è dovuta alla lunga esperienza di questa azienda nell’allevamento, macellazione e frollatura delle carni, ottenute da animali che pascolano liberamente in ampi spazi, alimentati solo con erba e fieno.

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