Proprio nei giorni in cui la Regione Piemonte annuncia che per i danni da cinghiali periziati nel 2024 gli agricoltori riceveranno solo l’83% di indennizzo rispetto al 100% finora riconosciuti, l’Atc di Asti (Ambito Territoriale caccia) fa i conti dei disastri della fauna selvatica sul territorio provinciale.
Tenuto conto che, quelli accertati, sono solo i danni a carico di terreni coltivati da agricoltori, ne sono esclusi tutti quelli a privati e relativi ad incidenti stradali.
Ma sono numeri di nuovo da capogiro, soprattutto per quanto riguarda il sud astigiano. In entrambi gli Atc il valore dei danni denunciati sono in aumento, anche se nel Nord è più contenuto.
Rispetto al 2023 (i cui pagamenti sono stati liquidati nelle settimane scorse) c’è un segno positivo su quasi tutte le voci.
Nel Sud Astigiano si è passati dai poco meno di 330 mila euro complessivi del 2023 ai 409 mila del 2024.
La “parte del leone” continuano a farla i caprioli con danni passati dai 218 mila ai 241 mila nel raffronto fra gli ultimi due anni.
Ma c’è un altro dato preoccupante ed è l’incremento altissimo dei danni da cinghiali che sono quasi raddoppiati in un anno: se nel 2023 ne erano stati denunciati per 72 mila euro, nel 2024 si è passati ad oltre 130 mila. Aumentano anche i danni da volatili (da 6 mila a 9.300) mentre l’unica lieve diminuzione riguarda i disastri compiuti da ghiri e scoiattoli sulle coltivazioni che passano da 32.500 euro a 28 mila del 2024.
Al Nord va un po’ meglio ma i numeri sono ancor molto alti e, soprattutto, in crescita. I danni totali sono passati dai 36.600 euro del 2023 (cifra molto apprezzabile se si considera che solo qualche anno fa era dieci volte tanto) ai 60.500 del 2024 che segnano comunque quasi un raddoppio.
Ad aumentare è la “quota cinghiali” con circa 43 mila euro e anche quella dei danni da capriolo (8.500) con una preoccupante escalation di danni da corvidi che sono balzati dai 114 euro del 2023 agli 8.400 euro dell’anno scorso.
Tutto fa pensare che questo nuovo trend crescente proseguirà anche nel 2025, soprattutto a causa delle norme diramate per il contrasto al contagio della Peste Suina Africana che ha istituito le zone Cev tanto contestate da cacciatori ed agricoltori.
Si tratta di zone in cui è vietata la caccia al cinghiale vicino alle arterie di grande scorrimento per impedire (fra gli altri motivi) che animali infetti braccati possano in qualche modo intercettare mezzi in transito che veicolano così il contagio in zone incontaminate.
Per Asti si tratta di un’area che rappresenta il 30% del territorio provinciale e già nelle recenti semine gli agricoltori hanno notato un aumento di attacchi dei cinghiali che si sono riprodotti in modo incontrollato.
Atc, agricoltori e cacciatori sono in attesa della nuova ordinanza del Commissarioper la PSA Filippini sperando in nuove aperture di caccia sia dei Comuni in zona CEV che delle zone di restrizione dove da ben oltre un anno non ci sono casi positivi.
Avvicendamento
- Carmela Pagnotta