E’ una segnalazione accorata e arrabbiata quella che arriva da una nostra lettrice, Monica, per conto della madre anziana, malata oncologica e invalida al 100%.
«Mia madre, e come lei tanti altri malati sotto l’Asl di Asti – spiega la donna – a causa delle sue patologie, ha bisogno di sottoporsi a visite, esami e cure fruendo di trasporto su mezzi adatti a persone con difficoltà motorie. Per spiegarmi meglio, non può essere portata su un’auto normale, ma ha bisogno ogni volta di un mezzo della Croce Verde in grado di caricarla sulla sedia a rotelle e farla viaggiare in sicurezza grazie anche alla competenza dei volontari che la accompagnano. Inoltre, abitando al primo piano di una palazzina con un ascensore troppo piccolo per farci entrare la sedia a rotelle con ulteriori quattro gradini nell’atrio, i volontari vengono a prenderla direttamente in casa e la fanno scendere su sedie a rotelle motorizzate appropriate e sicure».
Una situazione che, in effetti, riguarda molti malati anziani e disabili della nostra provincia.
«In passato non abbiamo avuto problemi – prosegue la donna – il medico curante di mia madre faceva la richiesta del servizio in ADP (assistenza domiciliare programmata) che veniva pagato interamente dall’Asl alla Croce Verde. Da qualche mese, purtroppo, le sue condizioni si sono ulteriormente aggravate ed ha aggiunto anche una patologia oncologica che impone delle visite, su richiesta dello stesso medico, al centro a Candiolo per un esame specifico che all’ospedale di Asti non viene fatto».
Ed è in relazione a questi “viaggi” a Candiolo ma anche di qualcuno all’ospedale di Asti che la donna si è vista respingere l’autorizzazione al rimborso del trasporto con Croce Verde.
«Ogni volta che chiedo informazioni è una battaglia. Mi dicono che il reparto di Oncologia c’è anche ad Asti e non c’è bisogno di andare a Candiolo e che il viaggio verso quel centro specializzato è autorizzato solo se la richiesta arriva direttamente dall’ospedale. Ma io sono sicura che quel tipo di esame ad Asti non viene fatto. E poi stiamo tentando, con il medico curante, una terapia poco invasiva a causa dello stato di fragilità di mia madre e per questo servono esami ed accertamenti».
Mediamente, un trasporto da Asti all’ospedale Cardinal Massaia costa 30 euro, da Asti a Candiolo il costo sale a 150 euro.
«Mia madre vive di una modesta pensione di reversibilità, come potrebbe sobbarcarsi questi costi? – si chiede la figlia che aggiunge – So che sono tante le persone nelle condizioni di mia madre cui, da qualche mese, vengono respinti i rimborsi per i viaggi e qualcuno di loro, che abbiamo conosciuto personalmente nei nostri vari giri in ospedale, han rinunciato alle visite perché non poteva permettersi di pagare il viaggio. Anche pazienti indirizzati a centri ed altri ospedali per cure sperimentali. Non è solo la questione economica, seppur importante, ma è soprattutto una questione di diritto alla cura».
Il direttore generale Gorgoni: «Ogni giorno scelte fatte nell’interesse di tutti rispettando l’equilibrio finanziario»
Sulla vicenda segnalata dalla signora Monica interviene l’Asl per voce del suo direttore generale Giovanni Gorgoni.
«Comprendiamo il disagio segnalato dalla signora Monica e assicuriamo la nostra vicinanza alla mamma che sta affrontando il complesso percorso di cura. Il nostro reparto di Oncologia garantisce elevati livelli di assistenza ed è a sua disposizione con personale medico e infermieristico largamente apprezzato per le qualità tecniche e umane.Il tema sollevato riguarda il delicato equilibrio finanziario cui sono sottoposte tutte le aziende sanitarie. L’impegno di ogni giorno è utilizzare le risorse aziendali all’interno di quanto regolamenti e normative “non vietano”, provando a distribuirle secondo equità e appropriatezza tra tutti coloro che esprimono un bisogno di salute. Ci sforziamo di agire nell’interesse collettivo sapendo anche quanto questo non possa alleviare la percezione di ingiustizia avvertita dal singolo assistito. I trasporti sanitari non urgenti, come quello in ambulanza segnalato dalla Signora Monica, possono essere garantiti a carico della ASL presso altre strutture esterne, pubbliche o private, solo nei casi in cui la stessa Azienda non sia in grado di garantire le prestazioni sanitarie per le quali il paziente fa la libera e legittima scelta di rivolgersi altrove. In ogni caso sono esclusi dalla gratuità o dal rimborso pubblico tutti i trasporti non urgenti richiesti dal cittadino stesso per andare a curarsi da uno specialista di proprio gradimento».