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Attualità

Asti, l’Asl querela un infermiere sindacalista

Le ragioni spiegate durante un incontro del sindacato Nursind con la stampa

“Leso il diritto di protesta”

Una conferenza stampa, quella indetta  da NURSIND ASTI (Sindacato delle professioni Infermieristiche), dal titolo molto esplicativo: “Il diritto di protesta leso durante l’emergenza covid” indetta per mettere al corrente su un’azione legale dell’ASL Asti nei confronti di un infermiere del Cardinal Massaia. Ad introdurre i relatori, il Segretario NurSind di Asti Gabriele Montana, parte in causa, mentre ad aprire i lavori sono stati l’avvocato Olindo Cazzolla del Foro di Roma e l’avvocato Elena Toppino del Foro di Asti, seguiti dai Francesco Coppolella, Salvatore Lo Presti, Roberto Amerio e Giuseppe Summa.

Denunciato “per aver fatto rilevare le criticità durante la pandemia”

L’antefatto lo ha raccontato il Segretario NurSind Piemonte, Francesco Coppolella: «Il sindacato – ha detto – durante l’emergenza, aveva più volte denunciato all’ASL di Asti la carenza di dispositivi di sicurezza e di tamponi, il mancato pagamento di indennità e irregolarità varie con l’unico risultato di veder recapitare a chi aveva avuto il coraggio di esporsi in prima persona, Gabriele Montana appunto, una querela. Insolito vedere il vertice di un’azienda sanitaria – sottolinea Coppolella – querelare un sindacalista, in questo caso anche infermiere, per un fatto abbastanza marginale rispetto alle gravi criticità del periodo».

“Un atto che assomiglia ad una vendetta”

Un atto che assomiglia a una vendetta visto che la querela è stata fatta per dichiarazioni che sono consuetudini nelle relazioni sindacali e nonostante Gabriele Montana avesse prontamente rettificato alcune dichiarazioni e chiesto scusa. «Parliamo di un collega – continua Coppolella – che insieme alla moglie, anche lei infermiera, ha lavorato nei reparti Covid del Cardinal Massaia e che per mesi non ha potuto vedere la figlia, che ha vissuto sulla propria pelle la paura, il disagio, il sacrificio, che si è fatto portavoce delle tante segnalazioni inascoltate infermieri e degli operatori sanitari e che alla fine, invece del premio promesso, si è visto recapitare una querela».
Il 10 aprile scorso, infatti, nonostante la pronta rettifica del 3 aprile da parte del NurSind cui fu dato ampio risalto sulla stampa locale, la querela viene comunque depositata in tribunale. L’argomento è stato poi approfondito dai due avvocati di Gabriele Montana.

Nonostante la rettifica

«Avrei preferito venire ad Asti come turista – ha esordito Olindo Cazzolla, incaricato della difesa di Montana dal NurSind nazionale che ha poi continuato – lo scorso 28 luglio il mio cliente ha ricevuto una notifica che recava l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per i reati di diffamazione. Praticamente con la querela del 10 aprile contro ignoti, la Asl Asti aveva fatto denuncia di reato di diffamazione aggravata, reato riferito a un comunicato sindacale del 26 marzo in cui Gabriele Montana raccoglieva semplicemente lamentele degli iscritti al sindacato circa un presunto mancato pagamento dell’indennità rischio radiologico per chi, lavorando nel blocco operatorio, veniva trasferito ai reparti Covid in supporto dei colleghi. Quando il 3 aprile, accorgendosi che tale voce stipendiale era stata invece erogata, Gabriele rettificò immediatamente il comunicato. E allora – si chiede l’avvocato – dove sono l’offesa e la diffamazione verso l’Asl?».

Rischia condanna da 6 mesi a 3 anni

Nonostante la rettifica e le scuse, le indagini sono proseguite fino ad arrivare in prossimità di un processo per diffamazione aggravata che può portare alla reclusione da 6 mesi a 3 anni, «Ma io e la mia collega Toppino – ha puntualizzato l’avvocato – difenderemo Gabriele e con lui il sacrosanto diritto di critica; è una strana coincidenza – ha infine ironizzato Cazzolla – che una persona intervistata il 20 aprile da Report, in un servizio intitolato “pasticcio piemontese”, oggi si ritrovi in questa situazione ma Gabriele ne uscirà a testa alta».

“Non si è tenuto conto di stress e difficoltà di quel periodo”

Altri spunti di riflessione li ha dati Elena Toppino: «Il diritto di critica e la libertà sindacale sono legittimi – ha detto – e non ci dobbiamo dimenticare dello stato di emergenza in cui ci si trovava che ha portato stress, preoccupazione, difficoltà di rapporti a maggior ragione per un rappresentante sindacale. Anche per questi motivi io e il mio collega ci siamo stupiti che l’Asl non abbia provveduto all’archiviazione soprattutto dopo i comunicati di scuse».
E alla fine la promessa degli avvocati e di NurSind è stata una sola: «Ci batteremo a fianco di Gabriele – hanno concordato – per una sanità migliore».

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