Erano solo 21 ma sono riuscite a imporre una “matrice” femminile alla Costituzione Italia, la più bella, la più moderna, la più democratica del mondo intero.
Sono le “Madri Costituenti”, ovvero le donne che parteciparono ai lavori di stesura della nostra Costituzione, troppo poco ricordate per il loro apporto.
21 donne e 535 uomini: già i numeri danno una sproporzione di genere che però non ha impedito loro di battersi, ad esempio, per eliminare l’aggettivo “indissolubile” accanto all’istituto del matrimonio.
Donne politicamente e socialmente “visionarie” che erano riuscite ad anticipare battaglie per i diritti civili che sarebbero emerse solo vent’anni dopo.
Eppure di loro si sa e si parla poco.
Per questo motivo l’Associazione Toponomastica e il Soroptimist Club di Asti che ha come missione principale quella di sostenere il valore delle donne, hanno organizzato un’agile e interessante mostra a pannelli che fino alla fine di marzo sarà esposta nelle scuole superiori di Asti (Liceo Vercelli, Istituto Alfieri, Istituto Monti, Istituto Giobert, Istituto Monti) proprio per presentare queste “fantastiche 21”.
La prima tappa è al Liceo Scientifico Vercelli dove si è tenuta una riservata cerimonia di inaugurazione alla presenza della dirigente Cristina Trotta.
Presenti anche i vertici astigiani del Sorptimist con la presidente Maria Bagnadentro e Giovanna Guercio, socia astigiana che da ottobre ricoprirà il prestigioso incarico di presidente nazionale.
I pannelli riportano, per ogni madre costituente, una breve biografia, il suo apporto alla stesura del documento fondante della nostra nazionale e le foto di vie, piazze ed edifici a lei dedicati.
Emozionata e particolarmente coinvolta nel progetto, la dottoressa Giovanna Gado, nella duplice veste di referente di Toponomastica e di socia del Soroptimist.
«Dobbiamo riconoscere a queste donne la loro tenacia nel far scrivere sulla Costituzione, ad esempio, che le donne hanno pari diritti degli uomini – ha detto la dottoressa Gado – Perchè, come disse Teresa Mattei, la più giovane donna dell’Assemblea Costituente “Nessun progresso si produce nella vita di un popolo se non accompagnato da una piena emancipazione femminile”.
Le “fantastiche 21”
Questi i nomi delle nostre Madri Costituenti: Adele Bei, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Maria De Unterrichter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana, Maria Nicostra Verzotto, Teresa Noce Longo, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
Le “Madri” piemontesi
Di queste sono quattro le madri costituenti che arrivavano dal Piemonte, anzi da Torino.
Maria Nicostra Verzotto, dirigenti Acli, era in stata eletta per la Dc. Fece parte della commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e di vigilanza sulle condizioni dei detenuti. Si battè per la tutela fisica e per le condizioni economiche delle lavoratirci madri e per il controllo della stampa destinata all’infanzia e all’adolescenza.
Teresa Noce Longo, invece, di origini molto umili, aveva un passato di sindacalista e giornalista. Eletta nel Pci, è stata una delle componenti della Commissione dei 75 dando un importante contributo a proprio all’art . 3 che equipara uomini e donne davanti alla legge, senza distinzioni di sesso.
Rita Montagnana, originaria di Mondovì, era di famiglia ebraica e faceva la sarta di professione con la passione per la politica. Partecipò alle rivolte torinesi per il pane e alle occupazioni delle fabbriche e partecipò alla fondazione del Partito Comunista d’Italia.
Angiola Minella Molinari, classe 1920, nacque in una benestante famiglia borghese torinese ma a 12 anni perse il padre in seguito ad un attentato fascista. Il suo sogno era quello di abbracciare la professione medica, ma la madre non glielo consentì. Diventò insegnante, professione più “consona” agli occhi della madre. Durante la Seconda Guerra Mondiale prima diventa volontaria della Croce Rossa, poi aderisce alla Resistenza: il suo nome di battaglia partigiano è “Lola”. Poi la carriera politica fino alla Costituente dove lavora a favore dei minori e del diritto alla salute delle donne e dei loro figli.