La chiusura del campo nomadi di via Guerra, avvenuta il 23 settembre, si rivela un percorso virtuoso, ma non privo di insidie. A pochi giorni dalla dismissione del sito, Asti si trova ad affrontare la questione di nuovi insediamenti informali. L’attenzione è su strada Borbore, dove due nuclei familiari rom, per un totale di sei persone, provenienti da via Guerra, si sono stabiliti in un sito privato recintato, con destinazione agricola. L’arrivo su quel terreno, classificato come golenale e potenzialmente soggetto a rischio idrogeologico, ha generato allarme tra i residenti.
L’assessore alla Sicurezza Luigi Giacomini ha confermato che i nuclei sono noti, già identificati e puntualmente monitorati dalla polizia municipale. Ha poi definito lo spostamento come «temporaneo», aggiungendo che i servizi sociali stanno intervenendo per trovare una sistemazione più dignitosa. Tuttavia, anche l’assessore solleva dubbi sulla legittimità dell’insediamento: «Essendo un’area golenale, tecnicamente, per motivi di sicurezza, non si potrebbe vivere lì in pianta stabile». Il fatto che delle persone vi si insedino rappresenterebbe un’anomalia anche se la legge perché, in questi casi, camper, roulotte o case mobili potrebbero essere piazzati per periodi brevi, ma senza collegamenti permanenti alle utenze (acqua, elettricità).
Giacomini porterà la questione al prossimo tavolo tecnico per la Sicurezza già convocato dal Prefetto Ventrice che, interpellato dal giornale, ha confermato di essere a conoscenza della situazione e di aver risposto prontamente, anche in virtù delle preoccupazioni sollevate dalla cittadinanza sulla sicurezza in un’area esondabile. In questo momento il Prefetto non può fornire dettagli tecnici sul terreno (se sia agricolo o soggetto a vincoli), ma ha chiarito che se l’area risultasse, come pare, golenale e a rischio di esondazione ci si attiverà di conseguenza perché «nessuno dovrebbe vivere in una zona a rischio».
Nel frattempo il consigliere comunale Mario Malandrone, esponente di Ambiente Asti, ha presentato un’interpellanza per chiedere chiarimenti all’amministrazione comunale. Malandrone teme che i nuovi insediamenti precari vanifichino il percorso virtuoso di inclusione sociale e abitativa avviato in collaborazione con l’Associazione 21 luglio. L’interpellanza ha evidenziato come tali aree non siano idonee all’uso abitativo e possano generare criticità ambientali, igienico-sanitarie e di sicurezza pubblica. Domanda, quindi, quali azioni intenda mettere in campo l’amministrazione per garantire il rispetto delle normative e la tutela dell’area golenale e per mettere in sicurezza in tempi rapidi le famiglie insediate. Ambiente Asti ha anche chiesto quante famiglie si siano ricollocate in alloggi (sia ordinari sia di edilizia residenziale pubblica ) o in cascinali abbandonati, e quante siano ancora in una situazione abitativa precaria.