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Asti non è una città smart: 85° in classifica

Ancora una sonora batosta per Asti che, tra 117 città italiane, si piazza 85^, insieme a Teramo, nella graduatoria delle Smart Cities

Asti non è una città smart

Ancora una classifica e ancora una sonora batosta per Asti che, tra 117 città italiane, si piazza 85^, insieme a Teramo, nella graduatoria delle Smart Cities. I dati emergono dello Smart City Index, il rapporto di Ernst&Young che analizza le 117 città capoluogo italiane, classificando il loro sviluppo in termini di reti e infrastrutture intelligenti e misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Nel rapporto 2018, che si avvale di oltre 480 diversi indicatori, l’analisi è stata effettuata in base a quattro livelli: infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web. Un’indagine che valuta quanto le città siano vicine alle necessità dei cittadini, quanto vivibili, inclusive e ovviamente quanti servizi digitali siano attivi per rendere la vita più semplice.

Fanalino di coda

La classifica non solo vede la nostra città all’85^ posto su scala nazionale, ma anche ultima su scala regionale. Tra gli indicatori analizzati anche le infrastrutture, banda larga, applicazioni e connettività dei servizi, diffusione di car e bike sharing, fruizione online dei servizi pubblici e privati, diffusione dei sensori e capacità di privati e amministrazioni di trasformare le informazioni raccolte in maggiore efficienza e qualità della vita. In totale 485 indicatori che hanno determinato la posizione in classifica. In Piemonte, in particolare, Torino è la città più smart, ma è anche la seconda nella classifica nazionale subito dopo Milano. Sempre a livello regionale segue Cuneo (41^ posizione nazionale), Novara (51^), Biella (53^), Vercelli (60^), Verbania (67^), Alessandria (81^) e Asti (85^). Quest’ultima è anche la città che ha perso di più in termini di percentuali rispetto alla precedente classifica del 2016 precipitando di ben 29 posizioni.

«Le nostre città hanno investito sulle infrastrutture abilitanti e, pur con velocità diverse, sono diventate più connesse e intelligenti, sviluppando nuovi modelli di mobilità, sostenibilità e interazione con i cittadini – dichiara Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea – Oggi la sfida chiave delle Smart City si gioca sul piano culturale. Perché le città intelligenti possano generare valore per i cittadini e sviluppo per le aziende, occorre mettere in relazione l’offerta di servizi con la domanda, focalizzandosi sugli investimenti che hanno ricadute concrete e contribuiscono ad accrescere la cultura digitale».

L’assenza sui social

Certo le aspettative non potevano essere granché perché Asti ha da compiere una vera impresa per recuperare il tempo perso sulla mancata innovazione in termini di servizi. D’altro canto è solo di qualche mese fa, settembre, la classica di City Rate 2018 sulla presenza dei Comuni sui social network e che vede Asti all’ultimo posto in Italia, con Verona, Savona, Chieti, Brindisi, Vibo Valentia, Trapani ed Enna. Asti è una delle pochissime città italiane a non essere presente sui social: niente pagina Facebook del Comune, né Twitter, niente Instagram e neanche un canale Youtube. Sono invece 99 le città che hanno aperto almeno un canale social attraverso il quale creare una community di riferimento e quindi dare la possibilità a chi vuole di restare informato non solo sulle comunicazioni istituzionali, ma anche in caso di emergenze o per altre necessità.

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