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Palazzo Gazelli
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Storia da salvare

Asti, Palazzo Gazelli: fissata l’udienza per evitare il suo crollo

Fissata l’udienza che dovrebbe sbloccare l’inizio dei lavori di messa in sicurezza di massima urgenza

L’11 novembre, giorno di San Martino, oltre alla chiusura della stagione agraria appena finita e l’apertura di quella nuova, potrebbe segnare finalmente la ripartenza della rinascita di Palazzo Gazelli, una delle perle architettoniche, artistiche e storiche del centro cittadino.
Perché è per quella data che il tribunale civile di Asti ha fissato l’udienza in cui un nuovo giudice potrebbe riaprire tutta la partita dell’esecuzione a carico di una delle due famiglie proprietarie (i Currado Mazzarolli) che perderebbero il possesso della loro parte di Palazzo Gazelli a favore di un custode giudiziario. E ciò consentirebbe finalmente di dare inizio ai lavori di messa in sicurezza (intimati dai Vigili del fuoco e già approvati dalla Soprintendenza) per salvare la dimora storica da un serio rischio di crollo del tetto e della torre con conseguenze inimmaginabili sulla conservazione dei saloni sottostanti.
C’è la piena disponibilità dell’altra famiglia proprietaria (Schiappapietra) ad avviare immediatamente il cantiere e anche la società Luzzatti Pop, che aveva acquistato il credito vantato sulla parte degli immobili Currado-Mazzarolli dalla Banca di Asti in seguito ad ipoteca, ha dichiarato di essere nelle condizioni di anticipare la quota di fondi per la messa in sicurezza. Fondi che riprenderà, come primo creditore, quando l’immobile verrà venduto all’asta.
Il conto per scongiurare crolli e distacchi dalle facciate si attesta intorno al milione e mezzo di euro; di questi 370 mila sono quelli necessari per i lavori urgentissimi, che devono essere fatti al più presto.
Così come ha ricordato la Soprintendenza in una lettera inviata nei giorni scorsi, fra gli altri, anche al presidente del Tribunale di Asti, Ombretta Salvetti, considerato uno degli “attori” della corsa contro il tempo per salvare Palazzo Gazelli, essendo ferme (alla data di invio della lettera) due istanze di esecuzione senza la cui discussione tutto era bloccato a causa della perdurante opposizione dei Currado Mazzarolli ad ogni intervento.
Una lettera che ha ricevuto, a stretto giro, una risposta molto severa della presidente che l’ha intesa come pressione al tribunale civile e ai giudici e che, visto che la Soprintendenza non è diretta parte in causa, “si pone al di fuori dello schema legale del procedimento civile. E potrebbe addirittura configurarsi come un’indebita pressione sull’autorità giudiziaria mirata a piegare il procedimento civile esecutivo ad una finalità estranea alla sua natura” bollandola come “irricevibile”.
Negli stessi giorni del carteggio è stata fissata l’udienza dell’11 novembre.
Fra coloro che più attendono l’inizio dei lavori vi è sicuramente Alessandro Aguì, l’impresario della IMA Costruzioni incaricato della messa in sicurezza.
«E’ da due anni che ho il ponteggio impegnato in un cantiere fermo – dice l’impresario – stiamo parlando di 4 mila metri quadri di ponteggio strutturale al costo di 27 mila euro al mese. In tutti questi mesi di inattività a causa delle vicende giudiziarie che hanno investito il “condominio Palazzo Gazelli”, ho assistito ad occupazioni abusive dei locali passando per il ponteggio, ad un principio di incendio, al furto dei fili della corrente elettrica e di tutto quello che potevano rivendere e riciclare. I ragazzi usano il ponteggio per farci il parkour e i senzatetto per dormire, d’estate, in alto al sicuro. Quella è una bomba ad orologeria e prima partono i lavori meglio è». Senza contare le sue personali esperienze negative: «I lavori non partono ma, in compenso, le multe me le fanno: 800 euro per l’assenza di una lanterna di segnalazione del ponteggio (rubata la notte prima) e 6 mila per aver messo il cartello in cantiere con il nome della ditta e il numero di telefono considerato pubblicità».
Aguì rassicura i residenti e i passanti (che hanno la strada chiusa da tre mesi): «E’ un ponteggio strutturale, non c’è rischio che, nel malaugurato caso di crollo, le macerie finiscano in strada. E’ progettato per contenerle all’interno del perimetro».
Ma c’è un’altra cosa che l’impresario, torinese, non riesce a tenersi dentro: «Gli astigiani si rendono conto del valore di quella dimora storica? Si rendono conto del bello che hanno sotto gli occhi con un centro cittadino medievale che fa invidia a tante città? Perché non si mobilitano per riavere Palazzo Gazelli riportato al suo antico splendore?».

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