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sciopero della fame sit in platani di corso Savona
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Protesta

Asti, quinto giorno di sciopero della fame contro l’abbattimento dei platani di corso Savona

Gli esponenti del Circolo SEquS continuano la battaglia, ma lamentano scarsa solidarietà da parte dei consiglieri di minoranza. Depositato anche un esposto ai carabinieri forestali

Oggi è il quinto giorno di sciopero della fame che alcuni esponenti del Circolo SEquS – Sostenibilità, Equità e Solidarietà di Asti stanno portando avanti per protestare contro l’annunciato il taglio dei sette platani di corso Savona, davanti al terreno dove sorgerà il nuovo supermercato Lidl. «Nonostante la nostra presenza quotidiana, alle ore 11 del mattino, davanti all’ingresso di Palazzo Mandela, nessun rappresentante della giunta si è fermato ad ascoltare le ragioni del nostro gesto – denunciano gli ambientalisti – L’assessore Morra, anziché favorire un dialogo costruttivo con la cittadinanza, sembra preferire imporre la propria visione. Parla di un “bicchiere mezzo pieno”, ma noi di SEquS quel bicchiere non lo vediamo nemmeno».

Gli esponenti del Circolo SEquS portano avanti lo sciopero della fame (Giuseppe Sammatrice, Patrizia Montafia, Sabrina Mossetto ed Elena Pavarino) nel tentativo di salvare i platani, ma alcuni di loro, intervistati questa mattina, lamentano di non aver ricevuto alcun tipo di vicinanza da parte dei consiglieri di opposizione. «Nessuno di loro, che dovrebbero essere sensibili al tema dell’ambiente, è passato qui al nostro al sit in, a parte la consigliera Ferlisi di sfuggita. Nessuno sembra interessato a questa battaglia – commenta il portavoce Giuseppe Sammatrice – Purtroppo anche la maggior parte degli astigiani sembra indifferente, salvo pochi casi, al fatto che quei platani vengano tagliati da un giorno all’altro».

Il Circolo SEquS, nell’estremo tentativo di impedire il taglio delle piante, ha anche presentato, tramite il presidente nazionale Maurizio Pallante, un formale esposto ai carabinieri forestali di Asti ricostruendo le parti salienti della vicenda, le proteste avviate nel tentativo di trovare un’interlocuzione con il Comune e con la Lidl, ma evidenziando che è in vigore «la Direttiva Uccelli CE 147/2009, recepita nella Legge 157/1992, che vieta la distruzione di nidi nel periodo riproduttivo, con conseguenti sanzioni penali e amministrative».

Secondo questa interpretazione della Direttiva, se i platani rappresentano un nido sicuro per gli uccelli, non potrebbero comunque essere abbattuti fino all’autunno. Nell’esposto è stata ricordata anche la sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V, 27 ottobre 2022, n. 9178 che dichiara illegale l’abbattimento di alberi sani in assenza di un imminente pericolo per l’incolumità pubblica e che la classificazione C, attribuita ai platani dall’agronomo interpellato dal Comune, «non prevede l’abbattimento, ma esclusivamente interventi di cura e manutenzione».

«Ci sono molti alberi ad Asti che vengono classificati come C, – aggiunge Sammatrice – quindi che si fa? Li abbattiamo tutti nel dubbio che possano cadere? Inoltre molti alberi potrebbero essere considerati potenzialmente pericolosi perché, nel corso del tempo, si è costruito più del necessario, ingabbiandoli a ridosso di edifici, marciapiedi, fabbricati arrivati dopo la loro messa a dimora»

«I sette platani di Asti – rimarcano gli ambientalisti protagonista della battaglia – sono diventati il simbolo della lotta ecologista contro l’antropocentrismo imposto da un sistema consumistico, guidato dalle lobby e, in questo caso specifico, dall’industria alimentare tedesca. Per questo, ereggiamo i sette platani a emblema della resistenza contro la distruzione indiscriminata dell’ambiente. Invitiamo tutte le associazioni ambientaliste a unirsi a noi di SEquS in questa battaglia, amplificando il nostro messaggio e ponendo fine a questa “strage degli innocenti».

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