La palestra in costruzione al Fontanino, tra via Rosa e strada Val Moroni, ad Asti, non sarà intitolata alla memoria di Padre Pino Puglisi. Lo ha fatto sapere il sindaco Maurizio Rasero che ha risposto a un’interrogazione presentata dai consiglieri comunali di minoranza Ferlisi, Malandrone, Miroglio, Bosia, Briccarello, Sutera, Cerruti, Miravalle, Vercelli, Saracco, Crivelli e Migliasso. La vicenda è nota. Padre “Pino” Puglisi, assassinato dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993 per la sua attività di sacerdote ed educatore sociale in favore della legalità e contro la violenza della malavita organizzata, è un simbolo a cui si ispira la società nell’affermare la lotta contro la criminalità e soprattutto la necessità di offrire ai giovani un esempio di vita lontano dalla violenza.
Per questo, in occasione del 30° anniversario della morte di Padre Puglisi (proclamato beato nel 2013), è stata presentata all’amministrazione comunale di Asti una petizione per chiedere che la nuova palestra venga intitolata alla sua memoria. Una petizione firmata da più di 130 sottoscrittori e sostenuta ufficialmente dal Prefetto di Asti Claudio Ventrice, dal Questore Marina Di Donato, dal Procuratore della Repubblica Biagio Mazzeo, dal Vescovo Marco Prastaro, dalla Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale Asti-Alessandria Laura Bergonzi, dal Centro Servizi Volontariato Asti e Alessandria tramite il presidente Rosanna Viotto e il vice Francesco Manzo, dal direttore della Caritas Beppe Amico, dal Comitato Scientifico dell’Osservatorio provinciale antimafia e per la promozione della legalità, dall’Associazione Libera, dalla Rete Welcoming Asti, dal Dono del Volo e da altre associazioni.
Rasero: «Per la palestra abbiamo chiesto al mondo sportivo di individuare una figura di spicco astigiana»
Richiesta a cui il sindaco ha risposto no, spiegandone i motivi in aula: «La mia posizione personale da sempre, non su questo nome, ma su tutti e che per me ci sono prima gli astigiani rispetto a gente che arriva da fuori, qualsiasi nome sia. – ha replicato Rasero. – Su questo nome c’è stato un movimento importante di istituzioni e soggetti, per cui non se ne può non tenere conto. Non sarà credo la palestra, perché sulla palestra abbiamo chiesto al mondo sportivo di individuare la figura di uno sportivo importante astigiano che si rischia, magari, di dimenticare. Il problema di individuare una via è che mancano le vie; all’ultima intitolazione abbiamo fatto quelle rotondine che ci sono a incroci di vie. Prendiamo l’impegno di verificare in Commissione Toponomastica quale possa essere il giusto riconoscimento a questa figura – ha aggiunto Rasero – e nel momento in cui si decide in commissione prenderemo i dovuti provvedimenti. Sicuramente si terrà in conto della richiesta, visto non solo la quantità, ma la qualità delle firme pervenute».
Ferlisi: «Siamo stati sorpassati dal Comune di Aramengo»
Risposta che non ha convinto la consigliera della minoranza Maria Ferlisi (Pd) prima firmataria dell’interrogazione. «È una pratica presentata al sindaco e alla Commissione Toponomastica in una modalità diversa rispetto alle altre richieste di intitolazione. Ha un peso importante e le firme raccolte sono numerose e di prestigio. Chi ha avuto l’intuizione e la sensibilità di raccogliere quelle firme – ha aggiunto l’esponente del Pd – ha pensato alla palestra in costruzione in via Rosa proprio perché Don Pino Puglisi è una figura simbolo nella lotta alla mafia e i giovani devono trarre esempio da figure come questa. Chi ha fatto questa proposta era ben conscio di chi avrebbe frequentato quella palestra». La consigliera Ferlisi ha poi ricordato che il Comune di Aramengo, appena poche settimane fa, ha intitolato l’area panoramica dei Canuto proprio alla figura del sacerdote di Palermo ucciso dalla mafia. «Siamo stati sorpassati dal Comune di Aramengo che è stato più preciso, più attento e più puntuale» ha osservato la consigliera.
Malandrone: «Puglisi non rappresenta Asti o i valori di Asti?»
Alle perplessità di Ferlisi si sono aggiunte quelle del consigliere Mario Malandrone (Ambiente Asti) che su Facebook ha così commentato: «Era un Rasero insofferente al tema, alla petizione, alla campagna di intitolare la palestra dell’Agraria a Don Pino Puglisi. Perchè è infastidito? Quasi scocciato? Dà l’idea che se ne frega dell’intitolazione a Don Pino Puglisi. In altre parole: insofferente. La proposta di intitolare la palestra a Don Puglisi è un gesto significativo di impegno nella memoria delle vittime della mafia e nella lotta contro ogni forma di violenza e illegalità, specialmente tra le nuove generazioni. L’ampio consenso ottenuto dimostra la risonanza e la validità di questa proposta, aprendo la strada a un dialogo costruttivo con il Comune di Asti».
Poi ha aggiunto: «Sarà l’atteggiamento del sindaco che non si vuole far dettare agende, accampa l’idea di avere un nome dalle società sportive astigiane, un nome che mica c’è ancora e su Puglisi, magari poi, una via… se ci sarà una via nuova. Perché, sulle vie, prima gli astigiani; chi se ne frega se la proposta arriva da autorità e dalla società civile, lui proprio la glissa. La glissa quasi infastidito, su questo sarebbe interessante capire cosa lo infastidisca? Puglisi non era astigiano? Puglisi non rappresenta Asti o valori di Asti? I valori sono universali: legalità, impegno, valori educativi».
Briccarello (Uniti si può) «Sarebbe un ottimo simbolo per qualificarci come città che vuole essere libera dalle mafie»
Non meno critica rispetto alla scelta di Rasero è stata la consigliera Vittoria Briccarello (Unti si può) intervenuta con una nota stampa. «Allora non dovrebbe andar più bene la toponomastica di Dante, Petrarca, Cavour, e nemmeno delle Madri Costituenti. Al sindaco disturbano particolarmente Puglisi e Mandela – ha commentato – Mi ha lasciato senza parole il fatto che ci si opponga alla titolazione a Padre Puglisi, giustiziato a Palermo dalla mafia con un colpo di pistola alla nuca. Come se lo sport non fosse in primis azione educativa, di sacrificio, gioco pulito e rispetto reciproco, tutto ciò che le mafie non sono. È nei quartieri più fragili che le palestre hanno fatto la differenza, salvando dalla vita criminale decine di giovani la cui vita sarebbe stata senza alternative. Titolare una palestra a Puglisi, ad Asti, città collocata nel mezzo del processo Barbarossa – ha poi precisato Briccarello – sarebbe un ottimo simbolo per qualificarci come città che vuole essere libera dalle mafie».