Cerca
Close this search box.
carcere
Attualità
Corte di Cassazione

Asti, sentenza pilota: «Il carcere deve garantire l’intimità dei detenuti con i partner»

Su ricorso di un giovane detenuto che ha chiesto di poter incontrare la moglie in un locale riservato e senza sorveglianza.

Risulterebbe la prima sentenza di Cassazione del genere in Italia e parte da un ricorso fatto ad Asti, dall’avvocato Davide Gatti per conto di un suo cliente, detenuto al carcere di Quarto. E’ originario del Napoletano, ha 34 anni, una condanna lunga da scontare. E nostalgia della famiglia.
Per questo motivo, nell’estate scorsa, ha chiesto di poter accedere ad un colloquio “in intimità” con la propria moglie. Non solo dunque l’incontro nella saletta comune, ma un luogo riservato a loro due, senza sorveglianza, dove recuperare, seppur per poco tempo, l’intimità che la carcerazione ha inevitabilmente minato. Il carcere, in prima battuta glielo ha negato. Così il suo difensore, l’avvocato Gatti, ha impugnato la risposta davanti al giudice di sorveglianza di Torino che, a settembre, ha ritenuto l’atto inammissibile dando così di fatto ragione alla struttura carceraria e negando la possibilità al detenuto di avere rapporti con la moglie.
Ma detenuto e avvocato non si sono dati per vinti e hanno fatto il ricorso per Cassazione che, invece, ha ribaltato la decisione di carcere e giudice di sorveglianza.
A favore del detenuto è intervenuta una sentenza della Corte Costituzionale di inizio 2024 con la quale viene affermato il diritto costituzionale dei detenuti a poter svolgere colloqui con il coniuge, la parte dell’unione civile o persona stabilmente convivente senza il controllo a vista del personale di custodia. Favorendo così l’intimità chiesta dal detenuto di Asti.
Questo perchè le relazioni affettive dei detenuti possono essere sì inevitabilmente compresse ma non annullate dalla detenzione a meno che non ricorrano delle condizioni di particolare pericolosità del detenuto, di ragioni di sicurezza o di ragioni giudiziarie specificatamente indicate.
Il cuore della decisione della Corte di Cassazione è sulle motivazioni che hanno spinto il giudice di sorveglianza a negare gli incontri intimi, definiti una “mera aspettativa” del detenuto.
Per la Suprema Corte, invece, non si tratta solo di una “aspettativa” del detenuto, ma di un suo diritto costituzionalmente garantito che necessita di essere riconosciuto.
«Nella quotidianità della garanzia dei diritti dei detenuti – commenta l’avvocato Gatti – questa decisione segna una svolta importante».
Certo ora la richiesta torna indietro al giudice di sorveglianza che dovrà tenere conto dell’indicazione della Corte di Cassazione. E, soprattutto, la stessa richiesta potrà essere soddisfatta solo quando il carcere di Asti si doterà di appositi locali da adibire agli incontri di coppia senza sorveglianza.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.

Edizione digitale