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silvia e vincenzina adottata
Attualità

Asti: Silvia, in cerca della sua madre naturale, incontra la donna che voleva adottarla

Commovente incontro con Vincenzina, 91 anni, la merciaia che nel 1967 vestì la neonata appena ritrovata nel confessionale. E che le si affezionò tanto da chiedere di poterla adottare

Incontro commovente

«Da 53 anni sogno di poterti riabbracciare e mi chiedo come tu fossi diventata, se fossi stata una bambina amata, se tu fossi una donna felice. Oggi, per me, si avvera il sogno di una vita»: queste, tra le lacrime, le prime parole dette da Vincenzina Amerio, 91 anni, la prima a prendere in braccio quella neonata che il 15 novembre del 1967 venne abbandonata in un confessionale nella chiesa del Don Bosco ad Asti.

Vincenzina, 91 anni, la merciaia che vestì la piccola al suo ritrovamento in chiesa

«Io ero nel negozio di merceria di via Conte Verde che era stato di mia suocera e vidi arrivare don Mario (Massaro n.d.r.) arrivare affannato dicendo di dargli dei vestitini per vestire una bimba appena nata.
E io tirai fuori le cose più belle e vestii quella bambolina di tutto punto, compreso il bel golfino rosa con la quale venne poi presa in carico dalla Maternità. La piccola era completamente nuda, avvolta in un panno morbido e appoggiata in uno scatolone. Non dimenticherò mai quella scena».

L’appuntamento  tanto atteso

Un racconto che ha fatto giovedì scorso in un bar del centro dove la sua famiglia le aveva organizzato un appuntamento con quella bambina, ora una donna di 53 anni. Silvia, questo il nome che levenne dato all’anagrafe in ossequio alla puericultrice Silvia Fumagalli che si occupò di lei fino all’adozione, aveva lanciato un appello proprio dalle pagine del nostro giornale per trovare la sua madre biologica.
«Senza rancore e senza alcun tipo di pretesa – ha detto Silvia, oggi madre di due figli – Solo per sapere perchè mi ha abbandonata. Sarebbe un tassello importante nella mia vita. Io sono convinta che fosse una giovane donna con una gravidenza indesiderata».
Una domanda alla quale Vincenzina, straordinaria novantenne affettuosa con una memoria inossidabile, non ha saputo rispondere. Lei e il parroco quella bimba l’hanno vista in confessionale, non è mai neppure trapelato il sospetto di chi potesse averla lasciata lì.

«Andavo a trovarti ogni sabato in Maternità»

«Eri una bambina bellissima – dice Vincenzina a Silvia che non riesce a staccarle gli occhi di dosso – e io andavo a trovarti tutti i sabati in Maternità, portandoti sempre dei vestitini, fino a quando non ci fu l’adozione.
Mi ero davvero affezionata a te e ti ho sempre portata nel mio cuore».

Silvia, Vincenzina e i figli di quest’ultima

«Avremmo voluto adottarti noi»

Nonostante all’epoca Vincenzina e il marito Luigi Macagno avessero già i loro due figli Enrica e Fulvio, hanno tentato tutte le strade per adottare Silvia.
«Ma aveva già fatto domanda la coppia che poi ti ha adottato e la cosa per noi non è andata a buon fine – ricorda con rammarico Vincenzina – avevo anche chiesto di poterti portare qualche giorno nella nostra casa di campagna per farti prendere un po’ di aria buona ma non mi fu consentito perchè temevano che ci saremmo affezionati troppo a te e sarebbe stato ancora più doloroso lasciarti andare».
Ma Vincenzina quella neonata così indifesa non l’ha mai dimenticata.
«Ti ho sempre pensato e mi sono sempre chiesta se eri stata trattata bene. Rivederti oggi è una gioia senza fine».
Vincenzina si è presentata all’appuntamento con i figli Enrica e Fulvio oltre alla nipote: «Pensa – ha detto a Silvia – avresti potuto essere la loro sorella se fossimo riusciti ad adottarti».

Venne battezzata con il nome di Maria Giovanna

Sempre l’anziana merciaia ha ricordato che lei e il marito furono la madrina e il padrino del suo battesimo, che avvenne la domenica successiva al ritrovamento della piccola. «Ti venne imposto il nome di Maria Giovanna, in onore a San Giovanni Bosco cui era intitolata la chiesa in cui tu venisti ritrovata. Io e mio marito ti regalammo anche una medaglietta con inciso il tuo nome e le iniziali dei nostri e facemmo anche una piccola festa, come si conviene ad un battesimo. Io e mio marito invitammo don Mario, la puericultrice Silvia e il dottor Dolcino, pediatra che si occupava di te e nostro medico di famiglia».
Silvia, con gli occhi lucidi dalla commozione (come del resto quelli di tutti i parenti presenti) l’ha ringraziata per averle restituito, se non il nome della madre e le ragioni del suo abbandono, almeno i ricordi dell’affetto e delle cure che la circondarono dopo il ritrovamento in chiesa. E poi lo scambio di doni: Silvia ha portato per Vincenzina una bellissima orchidea bianca mentre l’anziana le ha fatto un regalo come solo una madre d’altri tempi avrebbe saputo fare: due asciugami di lino che facevano parte del suo corredo con su ricamate le iniziali sue e del marito scomparso 24 anni fa.

Daniela Peira

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