Querelle Asp: tutta la minoranza punta il dita contro Rasero
Pur con le fisiologiche diversità di valori e soluzioni, tutti i gruppi di minoranza hanno deciso di unirsi contro le scelte sull’Asp del sindaco Rasero – o, secondo molti, contro le mancate decisioni degli ultimi 2 anni e mezzo – ma senza diventare gli avvocati d’ufficio del socio privato Nos sul quale non mancano riserve per le strategie operate fino ad oggi. I consiglieri comunali di minoranza Angela Quaglia (CambiAMO Asti), Mauro Bosia e Michele Anselmo (Uniti si può), Luciano Sardo Sutera (PD), Massimo Cerruti (M5S) e Mario Malandrone (Ambiente Asti) hanno tenuto una conferenza stampa a FuoriLuogo per replicare alle ultime dichiarazioni del sindaco sul caso del momento e per spiegare le posizioni rispetto al Consiglio comunale aperto in programma lunedì sera. Assente Angela Motta (Italia Viva) che ha però diffuso una lunga nota nella quale punta l’attenzione su diversi aspetti della partita che si sta giocando tra il socio pubblico di Asp, il Comune (che detiene il 55% del pacchetto azionario) e il socio privato Nos (detentore, tra i vari soci, del 45%).
«Conflittualità senza precedenti»
L’opposizione ha rimandato a Rasero l’accusa di aver creato allarmismi o buttato benzina sul fuoco rispetto allo stato di salute della multiutility che gestisce il trasporto pubblico, l’acqua, la raccolta rifiuti, i parcheggi e altri servizi strategici. «Tra Comune e Nos è stato raggiunto un livello di conflittualità senza precedenti – commenta Bosia – Quali sono i rapporti con il socio di minoranza? I dipendenti dell’Asp hanno cercato di avere informazioni sullo stato delle cose chiedendole alla maggioranza, ma non hanno ottenuto risposta. Il Comune è socio di maggioranza e i cittadini devono essere coinvolti nelle decisioni che si vanno a prendere. Ecco perché la minoranza ha chiesto un Consiglio comunale aperto».
Sutera ha richiamato l’attenzione su un precedente Consiglio comunale, quello del 10 dicembre, quando all’ordine del giorno ci fu la riduzione del Comune dalle varie partecipate. «In quell’occasione chiedemmo al sindaco cosa intendesse fare sull’Asp e ci rispose che la situazione era sotto controllo e di stare tranquilli. Poi, invece, abbiamo visto che c’è poco da stare tranquilli dal momento che i contratti di servizio sono scaduti e a fine marzo lo saranno anche i patti parasociali. Questo vuol dire che, se non si rinnovano, sarà possibile distribuire le riserve libere dell’azienda. La domanda è: il sindaco sa quello che vuole fare dell’Asp?»
Preoccupazione espressa in maniera forte e senza giri di parole anche dal consigliere Cerruti. «Rasero si comporta con l’Asp come si comporta con gli altri settori, per esempio la cultura o il turismo: in totale confusione. E’ incapace di prendere delle decisioni e di risolvere qualsiasi tipo di problema». Dal M5S critiche anche sulla trasparenza che Rasero dice di mettere in ogni scelta sull’Asp: «Allora perché non ha portato la pratica del teleriscaldamento in Consiglio per chiuderla una volta per tutte?»
L’analisi di Falduto
La consigliera Quaglia ha sollevato molte perplessità sul parere del professor Falduto, chiamato da Rasero per redigere un’analisi approfondita sullo stato di salute dell’Asp. «Falduto ha rimesso in discussione tutto quello che è stato deciso dalle varie amministrazioni a partire dal 2001, ma manca qualsiasi disegno sull’Asp – spiega – Mentre per quanto riguarda il teleriscaldamento non basta mandare una letterina per bloccarlo, ma si porta la pratica in Consiglio e lì si decide di non farlo più». Quaglia si è detta preoccupata sul mancato rinnovo dei patti parasociali che aprirebbe la strada «alla distribuzione delle risorse esistenti: che significa? Che ognuno prende un pezzo? E’ l’inizio della separazione? Viene da dire che dove il sindaco mette le mani, vedi Settembre astigiano o l’ISRAT, fa un guaio».
Il consigliere Anselmo ha invece evidenziato «la perdita all’Asp di 80 posti di lavoro negli ultimi anni, soprattutto tra gli operativi» e che «questa guerra all’orizzonte tra Comune e parte privata, o forse anche tra gli stessi privati, temo possa portare a una svalutazione dell’azienda».
L’Asp può tornare pubblica al 100%?
Ma è stato il consigliere Malandrone a tornare indietro su precedenti decisioni operate, specie nella stesura dei patti parasociali, con l’effetto di dare troppa disparità di peso tra i privati, che decidono, e la parte pubblica «che non conta granché». «Non è un caso che diversi presidenti si sono dimessi – precisa – Ora bisogna capire come far valere quel 55% sulle scelte dei servizi che reputo “beni comuni” come l’acqua, l’energia, i trasporti e la gestione dei rifiuti. Non c’è una legge che obblighi a cedere pezzi di quote pubbliche di questi servizi, né che impedisca di riacquistarle dal privato. Insomma, perché non facciamo una riflessione per tornare a essere, come direbbe la Lega che governa con Rasero, padroni in casa nostra?»
Per la consigliera Motta al sindaco sono state presentate varie proposte «come la dismissione della società AEC a cui rimaneva solo il contratto dell’illuminazione pubblica». «Proposi il suo riassorbimento in Asp – continua – per eliminare una sub-partecipata che non aveva più ragione di esistere, decisione che avrebbe permesso di compensare debiti e crediti e di ritornare a dialogare tra soci, discutere e firmare i nuovi contratti di servizio, ma l’amministrazione scese di non decidere in attesa di un pronunciamento di ANAC».