Il Consiglio comunale di Asti ha votato l’adozione della proposta tecnica del progetto preliminare per la variante generale del Piano Regolatore. Uno strumento fondamentale per disegnare la città da qui ai prossimi anni in attesa che, in futuro, venga adottato il nuovo Piano Regolatore. A presentare gli obiettivi della variante, che dopo l’approvazione in Consiglio andrà avanti con il confronto negli Enti sovracomunali, in Regione, tra gli ordini professioni per poi tornare in aula, è stata l’assessora all’Urbanistica Monica Amasio che ha usato tra parole chiave per definirla: realistica, sostenibile e flessibile. L’assessora ha aperto la seduta sottolineando che l’iter per giungere al nuovo Piano sarà «decisamente lungo» e «richiederà lo sforzo di tutti». L’obiettivo principale è superare le criticità dell’attuale Piano Regolatore, risalente a circa 25 anni, che ha subito ben 39 varianti parziali.
I principi guida e il ridimensionamento demografico
I principi cardine della variante sono la rigenerazione urbana, la limitazione del consumo di suolo (non consumo zero, ma incentivo alla riqualificazione) e il miglioramento della qualità della vita. La proposta tecnica mira a essere realistica e pragmatica: il nuovo Piano riduce la previsione degli abitanti teorici da 129.000 a 90.000 (una riduzione del 30%), tenuto conto che oggi, ad Asti, vivono circa 74.500 abitanti. Per incentivare la rigenerazione e la riqualificazione sono state previste premialità aggiuntive per i progetti che migliorano i livelli prestazionali dell’area di intervento. I requisiti prestazionali monitorati per l’ottenimento del bonus sono principalmente quattro: permeabilità del suolo, densità arborea, miglioramento delle dotazioni territoriali (aree a servizi per la cittadinanza, come parchi e parcheggi), e interventi che guardano al sociale, incontrando i fabbisogni delle fasce più fragili. La città verrà divisa in cinque zone, con la premialità prevista in percentuali variabili, dando priorità alle aree più degradate. La proposta introduce la flessibilità nei comparti per superare la rigidità dell’attuale Piano Regolatore. Mantenendo fissi i parametri e le proporzioni, il proponente potrà manovrare l’insediamento all’interno del comparto senza dover ricorrere a una variante parziale, un processo che oggi impiega 9-10 mesi e rappresenta un «disincentivo enorme per gli investitori». Le norme tecniche di attuazione saranno scorporate dal Piano e inserite nel Regolamento edilizio, rendendole più snelle e modificabili nel tempo senza ricorrere a varianti.
Nel documento è stata inserita una riduzione netta delle aree produttive previste su Asti Ovest (riconvertite in agricole) e un’espansione realistica su Asti Est (principalmente sotto l’autostrada e oltre la ferrovia), in linea con la richiesta di essere «estremamente realistici e pragmatici». L’assessora Amasio ha poi confermato che il CASO – Collegamento Asti Sud Ovest è mantenuto nella proposta tecnica, «ma essendo un intervento sovraordinato, non deciso dal Comune, la stessa proposta si limita a vincolare solo una fascia su cui dovrà atterrare, in quanto il tracciato definitivo non è ancora noto».
Le principali osservazioni dei consiglieri comunali
I consiglieri di minoranza e maggioranza hanno espresso apprezzamento per l’enorme lavoro svolto dai tecnici e per gli obiettivi generali. Tuttavia, diverse preoccupazioni si sono concentrate sulla concretezza del Piano e sulla coerenza politica.
Roberto Vercelli (Pd) ha lodato l’innovazione della premialità, ma ha chiesto chiarezza sulla verifica della durata e dell’efficacia degli interventi a miglioramento delle aree (ad esempio piantumazioni o creazioni di aree verdi) per evitare che siano usati strumentalmente per ottenere metri cubi aggiuntivi. Però ha criticato la mancanza di “concretezza” nel Piano, in particolare per quanto riguarda la viabilità. Massimo Cerruti (M5S) ha condiviso gli obiettivi, ma ha trovato la premialità «un prezzo troppo alto da pagare», spiegando che inserire nel Piano l’aumento di cubature possa favorire il consumo di suolo tramite future varianti parziali. Ha inoltre espresso delusione per la mancanza di una visione politica capace di creare uno “shock” per uscire dalla stagnazione. «Il Piano Regolatore – ha concluso Cerruti – avrebbe dovuto avere il coraggio e la visione per affrontare il problema delle scuole, ad esempio ristudiando una dislocazione scolastica nel medio-lungo termine o favorendo una razionalizzazione».
Il consigliere Mario Malandrone (Ambiente Asti) ha definito l’impostazione come «ricca di principi e buoni intenzioni», ma ha evidenziato diverse insufficienze. Ha rimarcato che «aspetti come la permeabilità del suolo e la densità arborea non possono essere trattati come opzioni da scegliere solo se conviene: se si desidera una città resiliente ai cambiamenti climatici, la sostenibilità non può dipendere da uno sconto edificatorio, ma deve essere uno standard minimo e vincolante». Ha quindi criticato la scarsa attenzione all’Edilizia Residenziale Pubblica, notando che gli incentivi si concentrano sull’housing sociale, affidando «la risposta ai bisogni delle fasce fragili alla convenienza dei privati».
La viabilità, un vero enigma da risolvere
Un tema centrale è stato il rapporto tra il nuovo Piano Regolatore Generale e la viabilità cittadina, con diversi consiglieri che hanno lamentato l’assenza di un Piano Urbano del Traffico adottato e non solo ipotizzato (l’ultimo Piano, commissionato allo Studio Mondo di Torino, fu regolarmente consegnato agli uffici, ma mai approvato in Consiglio comunale). Roberto Migliasso (Asti Oltre) ha rimarcato che la variante generale «dovrebbe orientarsi verso una città pedonale in coerenza con il Piano Urbano del Traffico, in linea con gli standard europei e internazionali. Però il Piano del Traffico bisogna ben adottarlo perché, altrimenti, non riusciamo ad andare avanti nella gestione del Piano Regolatore». Sulla stessa linea è stato Michele Miravalle (Pd) che ha definito «paradossale che si stia immaginando un Piano regolatore che parla di traffico quando il medesimo Piano del Traffico è ancora in qualche modo tutto da discutere». Poi, non senza ironia, ha evocato il caso della Porta Sud della città (così citata nel documento) per avvertire che «basta una rotondina di 3 mq (quella costruita davanti al nuovo Lidl di corso Savona ndr) per mandare a carte quarantotto le 1.500 pagine del Piano Regolatore, causando minuti o ore di coda per entrare/uscire dalla città».
Non è mancato, da parte dei consiglieri Malandrone e Vittoria Birccarello (Uniti si può) un forte scetticismo per l’inserimento nella pratica della futura tangenziale Sud Ovest. «È paradossale presentare la Sud/Ovest come opera strategica per ridurre l’inquinamento mentre sappiamo benissimo che questo tipo di nuove strade attraggono e aumentano il traffico» ha osservato Malandrone. Briccarello ha sostenuto che il progetto della tangenziale è «già definito nel percorso e nelle opere», accusando l’assessorato all’Urbanistica «di dare un parere estremamente politico a favore dell’opera, nonostante il tracciato non sia ancora cartografato nel dettaglio». La consigliera ha anche affermato che la variante generale rischia di apparire «completamente sconnessa con le politiche che sono state portate avanti fino adesso dall’amministrazione Rasero». Gianfranco Miroglio (Europa Verde – Verdi) ha ricordato che Asti registra un consumo di suolo pari quasi al doppio della media nazionale (12-13% contro il 7%), dati che segnalano la necessità di preoccuparsi su come invertire la tendenza.
Infine l’intervento di Maria Ferlisi (Pd) che ha puntato l’attenzione, tra le altre priorità, sulle periferie dicendo che «non devono più essere considerate tali, ma devono diventare “centri di comunità”; è necessario impegnarsi affinché le maglie che dividono il centro e le periferie diventino “sempre più strette”». Nonostante i rilievi e le perplessità sollevate da diversi gruppi consiliari, la proposta tecnica del progetto preliminare per la Variante Generale al Piano Regolatore Generale è stata poi approvata con 18 voti favorevoli, 5 contrari e 6 astenuti.