Sono l'anello di congiunzione fra chi i viaggi li organizza e chi poi li compra e li fa. Parliamo delle guide turistiche che domenica scorsa hanno festeggiato la loro giornata; un appuntamento
Sono l'anello di congiunzione fra chi i viaggi li organizza e chi poi li compra e li fa. Parliamo delle guide turistiche che domenica scorsa hanno festeggiato la loro giornata; un appuntamento annuale per ricordare la loro professionalità e la loro competenza in un ambiente in cui, purtroppo, ci sono invece tanti "improvvisati". Un anello importantissimo che meriterebbe un ascolto qualificato da parte di chi invece si trova nel ruolo di decisore delle attrattive turistiche. A parlarci di questa professione molto particolare è Piera Nicola, di Aramengo, guida da 15 anni su Asti ma con esperienza anche su Cuneo e Torino. Lei lavora come una libera professionista e, dopo aver conseguito l'abilitazione regionale, lavora su chiamata di agenzie viaggi, gruppi organizzati, tour operator. Così, dopo tanto parlare di ambizione turistica di Asti, chiediamo a lei quali sono le reali ricadute sui visitatori. «Asti è una città straordinaria con tutte le potenzialità per diventare un gioiellino in grado di attrarre turisti da Italia e dal mondo ? è il suo entusiasta ed innamorato incipit ? ma sono gli astigiani i primi a non vederla come tale e non credere in lei».
Oggi, confessa Piera, Asti non è inserita in nessuno dei cataloghi dei grandi tour operator e i gruppi che ci vengono sono sempre "di passaggio" verso Torino o verso le Langhe. Già, Langhe e Alba, con i quali gli astigiani continuano a volersi misurare in termini di notorietà. «Una gara che non ha alcun senso, perché questo confronto ? spiega Piera ? è autolesionismo che produce un effetto boomerang. Asti è Asti: ha le sue peculiarità che devono venire fuori nella sua identità e non in un paragone con una zona vicina». E l'identità di Asti è quella di città del vino, lo conferma la guida turistica. «Vengono qui perché la considerano la città del vino e vengono piacevolmente sorpresi da una "bomboniera" che non si aspettavano di trovare». Anche perché, va detto, la "città del vino" ha pochi luoghi in cui degustare etichette, meno ancora quelli in cui comprarle per non parlare del deserto domenicale che mette in difficoltà le guide.
«Possibile che non si riesca ad avere in centro un'enoteca grande, fornita di bottiglie e prodotti del territorio con uno spazio sufficientemente grande da ospitare un gruppo di turisti per le degustazioni e una pausa seduti ad un tavolino?». I turisti sono anche molto golosi, ci confessa Piera Nicola, e in città, di domenica, c'è una sola pasticceria aperta dove però si può solo acquistare e non assaggiare né consumare al tavolino. Così, quando ci sono gruppi di trenta-quaranta persone, si formano le code in strada, in piedi, in attesa del proprio turno per comprare la polentina e portarsela via "a scatola chiusa". Le stesse code che, peraltro, si formano fuori dai pochi bar "amici" ed aperti che, sempre di domenica, consentono la sosta pipì di interi gruppi e pulman. «Anche per questo, possibile che non si riescano a realizzare servizi pubblici aperti 24 ore su 24?» si chiede Piera Nicola. Altro neo che la guida turistica si trova ciclicamente a dover spiegare, riguarda la raccolta differenziata, soprattutto se le visite sono infrasettimanali.
Anche per popoli del Nord, tradizionalmente abituati ad un altissimo rispetto per l'ambiente, è difficile accettare una città che per ore ha sacchi di plastica e mucchi di cartone sui marciapiedi del suo centro storico e parte la creatività per immortalare in foto scorci di città tagliando fuori l'immondizia. E questo è un peccato, perché nella personalissima classifica di preferenze dei turisti stilata da Piera Nicola, al primo posto c'è sicuramente il centro: bello, comodo, storico, ampio, pieno di palazzi che trasudano ricchezza e nobiltà. E, a seguire l'Arazzeria Scassa, un'attività di nicchia che raccoglie complimenti e stupore ad ogni visita e che, sempre secondo la guida, è una realtà quasi "maltrattata" per quanto invece potrebbe portare all'immagine dell'intera città. Piacciono tantissimo le chiese di Viatosto, il Battistero di San Pietro, la sinagoga e il cimitero ebraico e, fra le attrattive non strettamente monumentali, il negozio Principessa Valentina e le botteghe storiche del centro.
«Non c'è stato un solo gruppo, in tutti questi anni, che se ne sia andato via da Asti insoddisfatto -? conclude Piera Nicola – e tutti mi hanno detto che non si aspettavano una città così bella, chiedendomi come mai in giro non si conosca nulla di essa. Tant'è che gran parte delle comitive più piccole e delle famiglie arrivano ad Asti quasi esclusivamente per il passaparola». Un'Asti bella e sconosciuta, dunque, che lega il suo nome al vino (e non al Palio, come ci conferma la guida) ma che sembra volersi negare un po' troppo. «Non voglio insegnare il mestiere a nessuno ?- dice la Nicola -? ma negli anni sono stati spesi tanti soldi che non hanno avuto alcun ritorno in termini di visite oppure solo di tour "mordi e fuggi" di poche ore. Oggi serve una promozione moderna che passi attraverso una programmazione anticipata sui canali in rete. Oltre all'aggancio con almeno un grande tour operator che cominci ad inserire Asti nei circuiti delle città d'arte nei suoi cataloghi maggiori».
Daniela Peira