101 candeline, quelle che ha spento nei giorni scorsi alla Casa di Riposo San Giuseppe, Ugo Ravizza, che fino a pochi mesi fa viveva, in completa indipendenza e autonomia, poco distante; «Ugo è qui da giugno – conferma Cristina Fassio, direttrice della struttura – abitava qui vicino, in via Morelli, ma per lui incominciavano ad essere un limite i tre piani di scale senza ascensore e quando ha deciso di trasferirsi da noi – si commuove la direttrice – ha deciso da solo ed è venuto con le sue gambe; gli ho trovato una stanza che desse sulla sua via, da dove potesse vedere la sua casa e lui si è adattato quasi subito».
Nato ad Asti, per uno strano gioco del destino in via XX Settembre 22 il 22 settembre 1924, Ugo Ravizza era un produttore di vino, aveva una piccola azienda nel cortile di via Morelli e un negozio in corso Dante angolo via Verdi, e tra i suoi clienti contava la famiglia Conte tanto che Paolo, per quest’occasione, gli ha fatto recapitare una lettera d’auguri.
Sposato con Vilma Antoniotti non ha avuto figli e l’unico nipote (figlio di una sorella) vive a Milano così, alla morte della moglie, si è ricreato una famiglia con i tanti amici che gli hanno sempre voluto bene, come il suo medico curante da oltre trent’anni, Francesco Valpreda e sua moglie Emanuela: «evidentemente l’ho curato bene, – scherza il dott. Valpreda – è stato un bersagliere – aggiunge – suona la tromba ed è ancora una buona forchetta».
A fare gli auguri e i complimenti ad Ugo Ravizza, anche il sindaco e presidente della Provincia Maurizio Rasero che ha portato in dono dei libri, mentre a creare l’atmosfera di festa, era presente il gruppo musicale «Gli Amici della Caraffa».
Tra i tanti amici intervenuti a festeggiarlo anche Francesco, Fiorella, Anna, Pia, Augusto, persone che insieme ad altre, conosciute da Ugo nella Casa di Riposo, oggi sono i suoi punti di riferimento anzi, come dice lui «i miei angeli custodi». «E’ una persona squisita e gentile, Ugo, – dice ancora di lui Cristina Fassio – molto intelligente e molto presente ed è sempre un piacere parlargli insieme. La scorsa settimana – ricorda la direttrice – lo abbiamo accompagnato, insieme ad altri ospiti, a fare una passeggiata nei dintorni, a prendere un caffè e tante persone lo salutavano. Conosci proprio tutti gli ho detto io e lui ridendo mi ha risposto: eh son cent’anni che bazzico da queste parti!».