Anche gli agricoltori italiani e astigiani, in particolare, stanno alzando la loro voce per farsi ascoltare da Bruxelles e da quell’Europa che vedono sempre di più come una avversaria più che come una partner nello sviluppo del settore.
Chiedono una rivalutazione della Pac, chiedono la protezione del Made in Italy, chiedono l’abolizione degli incentivi a non coltivare, chiedono minore burocrazia, tanto per citare gli argomenti più importanti.
Ma tutto questo, nella vita quotidiana di un agricoltore, come si traduce?
Lo abbiamo chiesto a Davide Bo, giovane titolare di un’azienda agricola di Rocchetta Tanaro.
Bo è stato presente alle proteste di Alessandria e la sua situazione è uguale a quella di molti altri suoi colleghi.
Di cosa si occupa la sua azienda?
Ora solo più di coltivazione di cereali: grano, mais, colza e foraggio. Prima avevamo anche un allevamento con 130 vitelli di razza piemontese da ingrasso. Dopo tre generazioni di allevatori, nel 2010 abbiamo chiuso la stalla perchè non riuscivamo più a ricavare il margine di guadagno. Quando andava bene, costi e incassi pareggiavano ma spesso andavamo sotto.
E poi?
Fino al Covid riuscivamo ad avere un reddito sufficiente a stare in piedi, ma dopo la pandemia tutto è aumentato. E’ vero che nel 2023 è aumentato anche il prezzo delle foraggere e questo ci ha salvato dai costi ma oggi questi ultimi sono rimasti alti e il prezzo che viene riconosciuto a noi è di nuovo crollato.
Ci fa un esempio?
La campagna 2023 del mais è stata un disastro. A causa della siccità, per avere un po’ di raccolto abbiamo dovuto bagnare e questo ha aumentato i costi, visto che abbiamo speso in gasolio per le pompe. Abbiamo calcolato che abbiamo speso 30 euro per ogni quintale di mais e ne abbiamo incassati 22,50. Dunque abbiamo perso 7 euro e mezzo a quintale. Le foraggere non vanno meglio perchè anche se è vero che le pagano meglio, è altrettanto vero che da due anni a questa parte, sempre a causa della siccità, abbiamo raccolti dimezzati.
Altri esempi?
Il prezzo del concime. Fino al Covid costava 30 euro al quintale, l’anno scorso ha toccato punte di 130 euro e oggi si è assestato a 50 euro. Così ne usiamo di meno per contenere i costi ma di contro abbiamo meno raccolto e meno guadagno.
Come hanno impattato le nuove norme sull’erogazione della Pac?
Nella mia azienda dall’anno scorso a quest’anno abbiamo perso 40 mila euro di Pac. Una cifra enorme per una piccola attività in cui lavoriamo in tre. E siamo tutti titolari, sarebbe impossibile avere dipendenti e ci hanno tolto la possibilità di ricorrere ai contratti a chiamata. Io ho 25 anni, lavoro da lunedì alla domenica di giorno e di notte. Amo coltivare la terra ma così non si vede futuro.
Una risposta
Se i giovani non capiscono che le nostre Aziende devono vivere con i proventi di un giusto compenso dei nostri prodotti, e pensano di sopravvivere con la pac, non ci sara’ mai un futuro per gli Agricoltori.
Prima di parlare studiate, riempite il cervello con la Cultura, non tiene posto, e vi rende liberi.