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Asti, un piano per riaprire l’ex Maternità e riunire Centro Prelievi, ambulatori, Serd

Previsti 10 milioni per ristrutturare il grande edificio Asl fermo dal 2005

Centro Prelievi, ambulatori territoriali, Consultorio, Medicina Legale, Serd, centro vaccinazioni e attività veterinaria: tutti questi servizi sanitari dell’Asl di Asti potrebbero essere riuniti in un solo luogo, ovvero l’ex Maternità di via Duca d’Aosta, inutilizzata dal 2005 quando il reparto venne spostato al nuovo ospedale.

E’ il cuore del piano allo studio dell’Asl di Asti che, in questi anni, non è riuscito ad alienarlo visti anche i vincoli di destinazione d’uso cui è sottoposto.

L’edificio necessita di lavori di ristrutturazione e di adeguamento, ma non versa in condizioni di forte degrado e dunque è possibile una sua riconversione, tenendo conto che gli spazi interni a disposizione – circa 6.500 mq su tre piani fuori terra più un seminterrato – sono sufficienti ad ospitare i servizi e che la divisione degli ambienti presenta già ora caratteristiche idonee alla collocazione di attività sanitarie.

L’intervento stimato ha un valore di circa 10 milioni di euro. Il direttore generale dell’Asl At Flavio Boraso ha ufficialmente chiesto alla Regione Piemonte l’autorizzazione per poter procedere nell’avanzamento dello studio e nella verifica della sostenibilità economica, che potrebbe essere affrontata: utilizzando risorse regionali o statali già destinate all’edilizia sanitaria; accedendo ai fondi previsti dal nuovo Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sul rafforzamento dell’assistenza sanitaria territoriale e delle sue strutture; attraverso l’accensione di un mutuo da parte dell’Asl.

«Assicuro il pieno sostegno della Sanità regionale al progetto dell’Asl di Asti – dichiara l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi -, un’iniziativa che va nella corretta direzione di avvicinare e organizzare al meglio i servizi sanitari sul territorio, ridando ossigeno all’ospedale e spazi adeguati agli ambulatori. Insieme ai recenti interventi avviati sul presidio della Valle Belbo e sulle dotazioni tecnologiche dell’ospedale, la Sanità ad Asti compie un altro grande passo in avanti per fornire una risposta d’eccellenza ai bisogni del territorio».

«La crisi pandemica ci ha insegnato che abbiamo bisogno di strutture territoriali adatte e sufficientemente capienti. Nella città di Asti manca completamente una struttura in grado di ospitare l’attività ambulatoriale o i servizi territoriali: è tutto concentrato all’interno dell’ospedale o in realtà non idonee», sottolinea il direttore Asl At Flavio Boraso .

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3 risposte

  1. L’edificio era stato ristrutturato e ammodernato poco prima della sua chiusura. Con maggiore lungimiranza e capacità di programmazione avrebbe potuto continuare a funzionare, invece di cadere sotto la scure dei deprecabili tagli alla sanità.
    Ben venga finalmente la ristrutturazione e il nuovo utilizzo, ma quanti soldi e anni sono stati sprecati ?

  2. Come al solito ad Asti si partorisce un topolino mentre ad Alessandria ci si deve rivolgere tutti noi astigiani proprio per afferire a quei servizi che qui si vuole continuare a far mancare. Esempi? Ad Alessandria un enorme centro radiologico, una clinica specializzata in alcune patologie rilevanti, altro ancora. Ad Asti non ci è neppure venuto in mente di attivare la libera professione per le prestazioni radiologiche quali TAC e RM. Ma quando gli astigiani si faranno insegnare qualcosa sulla magerialità sanitaria dagli alessandrini che si sono rubati tutto? Adesso la grandissima idea sarebbe di trasferire gli ambulatori dall’altra parte? E in questi 15 anni cosa aspettavano? Ancora c’è da meravigliarsi che non abbiano deciso di aprire lì l’ennesima RSA. Ad Alessandria aprono le cliniche che rendono e qui apriamo le RSA e trasferiamo gli ambulatori. Ma non vi è venuto in mente che nella Ex Maternità si poteva aprire un centro di alta specializzazione ad esempio di recupero cardiopolmonare tipo quello di Veruno, così raro? E un centro a carattere neurologico riabilitativo? E farci un centro infettivologico specifico invece di mescolare gli infettivi agli altri ammalati in un risicato reparto dell’ospedale? E farci tornare mamme e bambini lontani dalle infezioni nosocomiali?Macchè, ci fanno gli ambulatori col plauso dell’assessore regionale.

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