Lui ha usato il termine di “reunion” e di “gemellaggio” tra giornalisti astigiani e colleghi bergamaschi per definire quello che si è vissuto domenica scorsa per salutare gli oltre 40 anni di professione. A guardare da vicino è stato qualcosa di più, l’incontro di una generazione di giornalisti usciti dai “vivai” dei media quando la città di Asti poteva contare su quotidiani, settimanali, televisioni e radio locali.
Maurizio Ferrari ha radunato un po’ tutti i colleghi incontrati nella sua lunga carriera regalando così un “amarcord” molto particolare. Nostalgia, certo, ma anche consapevolezza di aver raccontato, ognuno dei presenti, pezzi più o meno lunghi della storia della città, in tutti i suoi ambiti e settori. E l’analisi comune dell’enorme cambiamento vissuto nel mondo dei media che ha imposto a tutti continui adeguamenti concettuali e tecnologici.
Per Maurizio la carriera è iniziata nella carta stampata in Piemonte, con l’esordio, dopo il liceo classico, alla Gazzetta d’Asti nel 1984 diretta da Vittorio Croce, per poi passare a Nuova Provincia chiamato dall’inseparabile duo Paolo Monticone-Charlie Accomasso; poi alla redazione de La Stampa di Asti con un altro suo maestro, Vittorio Marchisio, quindi il salto alla redazione torinese di Repubblica, voluto da Marco Ansaldo, senza contare le incursioni in tv, da Tai44-Rete9 a Telecity, fino a Bergamo Tv. La seconda parte ha visto l’approdo di Ferrari in Lombardia, all’Eco di Bergamo: una lunga carriera interna che l’ha portato a diventare uno dei responsabili della redazione economica del giornale. Tante inchieste e interviste, dal reportage della visita di Gorbaciov, alle cronache da vaticanista per raccontare il Conclave 2005 che vide eleggere Benedetto XVI, fino alle terribili cronache del Covid, che videro proprio Bergamo epicentro della pandemia.
«E’ stata una lunga cavalcata ricca di momenti esaltanti – ha spiegato Ferrari, circondato per l’occasione da quasi trenta colleghi delle varie testate in cui ha lavorato – in cui ha sempre prevalso la passione per un mestiere che ho scelto e amato: spero che l’Intelligenza artificiale aiuti e non distrugga il giornalismo. Adesso è arrivato il momento di intraprendere altre sfide: la prima è legata a un romanzo storico: scriverlo, pagina dopo pagina, mi sta regalando nuove emozioni».
Molti dei giornalisti presenti non si reincontravano da tempo, visto che non tutti hanno poi proseguito questa carriera, mentre altri hanno coltivato la professione fino a ricoprire incarichi fuori Asti.
Tutti, però, hanno avuto una domanda per Maurizio il quale, da buon talker, ha risposto senza risparmiare frecciatine.
(Foto Efrem)