I più poveri hanno tra 35 e i 54 anni e l'11% vive solo. A fare riflettere in particolare il dato relativo alla crescente povertà tra chi è celibe/nubile: +5% in un solo anno, mentre rimane stabile il livello di povertà per divorziati, separati o vedovi. Dal 2013 al 2014 ci sono 1.081 poveri in più. 2.472 persone non hanno il necessario per vivere un'esistenza dignitosa. A dirlo l'ultimo report Caritas…
La povertà astigiana investe famiglie italiane e straniere, giovani e anziani, chi ha figli e chi vive da solo e aumenta vertiginosamente: dal 2013 al 2014 ci sono 1.081 poveri in più. 2.472 persone non hanno il necessario per vivere un'esistenza dignitosa. A dirlo l'ultimo report Caritas. «Un aumento forte, dovuto a una crisi che si sta trascinando ormai da troppo tempo e che ha letteralmente consumato le risorse delle famiglie che ora si trovano "scoperte" e che purtroppo fotografa solo una "fetta" della povertà astigiana – spiega Beppe Amico, dal 2006 direttore Caritas – I dati che noi riportiamo sono sicuramente inferiori alla realtà. Nel nostro report non rientrano i dati del lavoro svolto dal Cav, quelli della San Vincenzo, dei volontari che si occupano dei detenuti e i servizi a favore dei più disagiati promossi autonomamente da parrocchie e associazioni del mondo cattolico».
I più poveri hanno tra 35 e i 54 anni e l'11% vive solo. A fare riflettere in particolare il dato relativo alla crescente povertà tra chi è celibe/nubile: +5% in un solo anno, mentre rimane stabile il livello di povertà per divorziati, separati o vedovi. «Significa che prima di arrivare alla porta della Caritas c'è stato già uno sfilacciamento grave delle relazioni ? annota Amico ? Da soli si è più poveri. Le separazioni, purtroppo, comportano l'abbassamento del tenore di vita, ma ancora più fatica la fa chi è solo dal principio e questo evidenzia come, un solo stipendio (o una sola pensione), spesso non adeguato al costo della vita, non è sufficiente. Se poi chi vive solo rimane anche senza lavoro, il dramma è ancora più grande».
Stipendi inadeguati al costo della vita spiegano un altro dato: l'8,7% dei poveri astigiani ha un'occupazione. Sono quelli che i sociologi chiamano "working poor", le persone che pur avendo un lavoro sono al di sotto della soglia di povertà. Così i bisogni di chi si rivolge alla Caritas sono per la maggior parte legati a povertà economica (49,9%), per il 32,6% prevalgono i problemi di occupazione e lavoro e per il 13,2% le problematiche abitative. Per quanto riguarda invece l'utenza dei Centri, meno della metà sono italiani, gli altri stranieri per lo più provenienti da Marocco (34,1%) e Albania (32,9%); seguono Romania, Moldavia, Perù, Nigeria e Tunisia.
Per fornire un aiuto concreto a tante persone in difficoltà la Caritas, consapevole della scarsa efficacia del "dare poco a tanti", ha scelto di affiancare ai servizi ormai consolidati, progetti mirati che abbiano lo scopo di indirizzare temporaneamente gli aiuti a un determinato numero di famiglie per poi passare ad altre. Tra i progetti individuati per mettere in atto questo principio l'inaugurazione, prima di Pasqua, di un emporio solidale in via Del Soccorso 3, dove le famiglie in maggiore difficoltà potranno ricevere dai volontari i generi alimentari scelti su un catalogo e pagare la spesa con un'apposita tessera a punti. «Abbiamo preso spunto da un'iniziativa già avviata con successo a Parma -? spiega ancora Amico – I volontari dei centri di ascolto compileranno una domanda nella quale sono specificate le caratteristiche economiche e sociali delle famiglie che si rivolgono a noi, quindi stileremo una graduatoria per l'attribuzione delle tessere e del valore in punti che varierà a seconda del numero di componenti del nucleo famigliare. La tesserà avrà un valore di tre mesi, ma i punti saranno caricati in tre scaglioni mensili per evitare che vengano consumati tutti in breve tempo. Inoltre, per evitare sprechi, abbiamo predisposto dei limiti corrispondenti al fabbisogno individuato per i diversi nuclei famigliari sull'acquisto di determinati generi alimentari, come per esempio l'olio».
Per riempire gli scaffali dell'emporio solidale la Caritas dispone di risorse economiche derivanti da offerte sia in denaro sia in generi alimentari e dell'appoggio garantito dalla Fondazione CrAsti. Con il denaro i volontari provvedono all'acquisto di un paniere di alimenti base che dovranno essere sempre disponibili sugli scaffali dell'emporio come latte, zucchero, biscotti, pane, pasta, riso, salsa di pomodoro, tonno, legumi in scatola. Accanto agli alimenti c'è poi l'idea di aggiungere alcuni prodotti per l'igiene della casa e materiale per la scuola, soprattutto nel periodo di avvio dell'anno scolastico. «Si tratta di una grande sfida e per aiutare i tanti poveri che conosciamo abbiamo la necessità di reperire generi alimentari anche direttamente da aziende, negozi e supermercati, magari intercettando quei prodotti prossimi alla scadenza o il pane rimasto invenduto a fine giornata» ha aggiunto ancora Amico.
Marzia Barosso