Simone Migliarino, per circa vent’anni direttore della comunicazione dapprima del Gruppo Fiat poi di F.C.A. Group, è stato ospite di una serata conviviale del Rotary Club Asti, svoltasi al ristorante La Ferté.
Introdotto dal presidente del Club, Luigi Florio, che ha ricordato le origini astigiane del manager e i profondi legami che egli mantiene con Asti, Migliarino ha parlato soprattutto del futuro dell’automobile, soffermandosi sul tema, più che mai attuale, delle auto elettriche. “Già nel lontano 1907 – ha detto il relatore – Fiat stanziò ben un milione di lire dell’epoca per l’auto elettrica ma il progetto non decollò per la preferenza che venne accordata al motore a scoppio”.
“Oggi – ha continuato Migliarino – i problemi continuano ad essere molteplici: basti dire che attualmente ci sono in Italia solo ventimila colonnine per la ricarica delle batterie e l’autonomia di queste ultime continua ad essere limitata; inoltre ha proseguito il giorno ipotetico in cui tutte le autovetture, o quasi, fossero elettriche, per la produzione di così tanta energia elettrica occorrerebbe ricorrere massicciamente al petrolio, specie in un Paese come l’Italia che rifiuta l’energia atomica, e saremmo più o meno daccapo con i problemi dell’inquinamento”.
Migliarino ha quindi ricordato le preoccupazioni di natura geopolitica che il massiccio passaggio all’auto elettrica potrà comportare, posto che attualmente la produzione delle batterie è localizzata soprattutto in Cina, nonché i problemi occupazionali, essendo prevedibile un calo dell’occupazione di circa il trenta per cento nel settore e nel relativo indotto.
Non sono mancate le domande dei numerosi presenti, anche sui trascorsi del manager al vertice della comunicazione dei Gruppi Fiat e F.C.A.; e a chi gli ha chiesto un ricordo di Sergio Marchionne, Migliarino ha risposto: “Un uomo meraviglioso, di una semplicità pari alla sua straordinaria intelligenza; ha preso in mano un’azienda in gravissime difficoltà e l’ha riportata ad essere uno dei principali soggetti sul mercato mondiale dell’auto. Avremmo avuto bisogno che non se ne andasse così presto, a soli sessantasei anni”.