«Perché questi attacchi alla nostra categoria?»: Bruno Violato, ristoratore di lungo corso e titolare di uno dei più rinomati locali del centro città, stavolta ha deciso di non restare zitto. «Leggo titoli fuorvianti oltre che falsi dove si parla di camerieri schiavi, continuo a sentir dire che non troviamo addetti perché non li paghiamo o li paghiamo troppo poco: ma dove? Quando? Chi? Io come tanti altri miei colleghi siamo stufi, perché sappiamo di lavorare con correttezza pur tra mille difficoltà».
Violato, che è stato anche presidente dell’associazione dei ristoratori astigiani, è nel Consiglio direttivo di Confcommercio Asti, parla anche a nome di altri ristoratori astigiani.
«Non lo nascondo, sicuramente ci sono dei casi di irregolarità come credo si possa dire in tutte le categorie – dice – ma non sono pochi casi a definire tutto il nostro comparto. Notoriamente l’Astigiano è anche buona gastronomia, una fama che si costruisce con la qualità: certamente quella delle nostre proposte a tavola, ma una parte la offre senz’altro anche il servizio. E non credo che si possa offrire un servizio di qualità se in sala o cucina avessimo degli “schiavi”». Violato mostra delle tabelle: «Il primo livello per il nostro settore costa 2472 euro lordi, ci sono categorie come quella degli artigiani, dove lo stesso livello costa 2118 euro. Certo, il netto è più basso, ma il vero problema è che in Italia i salari sono bassi. Quello che “ammazza” è l’Irpef: su 100 euro che posso dare a un dipendente, io ne pago altre 48 in più e a lui le imposte ne tolgono almeno il 20%».
Violato allarga poi le considerazioni a temi più generali: «Il settore della ristorazione di qualità è in difficoltà: ad Asti oramai è un proliferare di fast food, street food e etnico. Rispetto a loro e ai bar che fanno anche somministrazione, noi abbiamo molti obblighi in più. Se la ristorazione è uno dei traini del turismo, non va ostacolata. Purtroppo la nostra associazione di categoria provinciale non fa molto. Sarebbe ora che se ne parlasse».