Il caso dell’impianto Bess, connesso alla grande centrale solare prevista tra Quargnento e Oviglio, continua a sollevare preoccupazioni. Ieri mattina, nella sala consiliare di Palazzo Robellini ad Acqui Terme, si è tenuta una conferenza organizzata dalla Consulta dei Comuni e dei Comitati per il Paesaggio, l’Agricoltura e le Energie Sostenibili.
Tra le critiche principali, la mancanza di studi completi sull’inquinamento elettromagnetico: «Non si hanno ancora dati certi sugli effetti a lungo termine – ha dichiarato Maresa Novara, perito agrario di Incisa – Gli impianti sono troppo recenti: ci vorranno almeno 20 o 30 anni per avere valutazioni scientificamente affidabili su scala di popolazione».
Allo stesso modo, le misure di mitigazione ambientale – come la previsione di fasce verdi – sono state giudicate del tutto insufficienti: «Una strada asfaltata accanto a container di batterie che generano calore: l’impatto visivo e acustico resta pesante».
Maresa ha guidato la prima parte della conferenza, affiancando Diana Bertolino in rappresentanza della famiglia e della Tenuta Olim Bauda, tra i principali soggetti contrari all’impianto.
Inizialmente anche il sindaco di Incsa, Ettore Denicolai, era contrario alla costruzione dell’impianto, salvo poi cambiare sponda, pur imponendo costante vigilanza e sicurezza, inseugito a un tavolo tecnico.
Uno dei punti più contestati riguarda la vicinanza dell’impianto Bess alle abitazioni: seppur in una zona industriale, va detto, è vicino all’aperta campagna. A preoccupare i residenti è il rumore continuo delle 24 pompe di raffreddamento, attive giorno e notte, installate sui 24 container batteria.
Un altro caso segnalato riguarda la zona Madonnetta, in provincia di Alessandria, dove un progetto di agrivoltaico prevede di circondare la cascina Valmagra con pannelli fotovoltaici su terreni agricoli, a discapito dei proprietari che rischiano di veder svalutato e invendibile il loro immobile, completamente snaturato nel contesto rurale in cui si trova.
La connessione dell’impianto Bess di Incisa avverrà tramite una linea ad alta tensione che collegherà il sito con i comuni di Quargnento e Oviglio, dove è previsto un parco fotovoltaico da oltre 260 ettari. Secondo Maresa, si tratterebbe di una struttura imponente senza ricadute economiche locali, anzi potenzialmente dannosa per l’agricoltura, l’enoturismo e le attività ricettive che hanno fatto di Incisa una zona attrattiva e dinamica.
A destare ulteriore malcontento è l’assenza di un dibattito pubblico strutturato: «Sono state raccolte 1.111 firme da cittadini, principalmente di Incisa, contrari alla costruzione dell’impianto, ma sono rimaste inascoltate. Non siamo contro la transizione energetica – è stato ribadito – ma servono pianificazione e ascolto, non imposizioni calate dall’alto».
Le Province di Asti e Alessandria stanno ora lavorando in sinergia per chiedere un tavolo di lavoro regionale, ritenendo inaccettabile la diffusione indiscriminata di impianti Bess e agrivoltaici nei territori agricoli e rurali, talvolta in prossimità di buffer zone Unesco, senza una coerente pianificazione organica.
«Serve un tavolo tecnico vero, non solo procedurale – ha concluso Maresa Novara – per affrontare e discutere le criticità reali che il territorio si troverà ad affrontare, prima che sia troppo tardi».
Nella foto di apertura: Maresa Novara, Giancarlo Rossi, Barbara Bariggi e Lorenzo Lucchini
Nell’altra foto: Diana Bertolino e Maresa Novara