In Consiglio comunale, ad Asti, dopo il racconto del bilancio di previsione 2026 da parte del sindaco Rasero e degli assessori, è stata la sera dell’opposizione e, per molti versi, della contronarrazione a opera dei consiglieri. Questi ultimi hanno risposto agli interventi della maggioranza sollevando perplessità, dubbi e diverse critiche su alcuni dei dossier più importanti che tracceranno la strada della città da qui ai prossimi anni.
Restando in tema di racconti, il primo ad aver utilizzato proprio la struttura delle favole per analizzare l’azione politica tra il terzo e il quarto anno del “Rasero bis” è stato il consigliere Gianfranco Miroglio di Europa Verde – Verdi che ha “evocato” l’antropologo russo Vladimir Propp e il suo saggio, “Morfologia della fiaba”, per spiegare il suo punto di vista: «Il sindaco Rasero è un narratore di favole, in senso buono: – ha detto Miroglio – identifica un eroe (Rasero stesso ndr), propone costantemente dei nemici e degli antagonisti che, a seconda, indica nella minoranza, talvolta nei media, ogni tanto nei cittadini non educati e, da ieri, nella plutocrazia internazionale. Cita anche gli strumenti magici che, alla fine della fiaba, risolvono la situazione: la tangenziale Sud/Ovest, la Lidl, etc. Ma ricordo che esiste una fiaba, quella del pavone che si abitua troppo a esibire la propria coda e non si guarda alle spalle, non accorgendosi che alcune piume sono spelate». Per Miroglio nel bilancio di previsione mancano risposte su temi importanti come invertire la preoccupante diminuzione della raccolta differenziata, avviare politiche per la viabilità sostenibile, realizzare il piano del verde, creare piste ciclabili vere e differenti da marciapiedi promiscui come quello realizzato in corso Savona davanti al nuovo Lidl.
La viabilità di Asti? Un far west dove non ci sono regole
Ma è soprattutto sulla viabilità cittadina che si è aperta una discussione articolata, più volte ripresa da diversi consiglieri di minoranza, nella quale, in sintesi, è uscito un quadro devastante, a metà strada tra il far west urbano e una deregulation, di fatto, che crea una mobilità insostenibile diffusa. Il consigliere del Movimento 5 Stelle Massimo Cerruti è stato il primo a parlare, in maniera approfondita, di «emergenza viabilità, in particolare, ma non solo, in corso Alessandria, Savona e Torino dove non si entra più senza fare code chilometriche». «La nuova rotonda di corso Savona è un problema e chiediamo, tramite un emendamento, di ripensarla per porre fine a questa tribolazione – ha continuato – L’annunciato intervento sulla rotonda di corso Torino, che avrebbe dovuto ottimizzare il traffico, che fine ha fatto? Avete mandato via il distributore di benzina e poi? Non è stato fatto nulla. Per non parlare delle scuole dove c’è un far west quando escono gli studenti: auto in seconda fila, smog, manovre a caso, promiscuità di mezzi. A Cesena, Modena, Pisa, Arezzo hanno disposto interventi e progetti mirati per fronteggiare i problemi e anche Asti ha bisogno di progettualità. Invece voi avete commissionato un nuovo Piano del Traffico, ma non l’avete mai portato in discussione in Consiglio».
Viabilità che l’esponente del Pd Roberto Vercelli non solo ha definito «un disastro», ma della quale ha tratteggiato situazioni paradossali responsabili, anche a suo dire, di peggiorare il traffico come mai successo prima «a meno che – ha aggiunto – tutto non sia strumentale per far diventare matti i cittadini e dire che serve la tangenziale Sud/Ovest la quale non risolverebbe un fico secco dei problemi di coloro che devono entrare in città». «Corso Dante è una delle vie più inquinate di Asti, si è in coda perennemente – ha poi aggiunto – Il venerdì sera chiudiamo via Monsignor Rossi senza pensare che se avessimo creato il senso unico inverso in via Carducci, davanti al Seminario, chi deve raggiungere piazza San Martino (via Roero ndr) da piazza Catena non dovrebbe andare fino a viale Partigiani. Adesso c’è un enorme problema di parcheggi con piazza Alfieri occupata dal mercatino di Natale, piazza del Palio mezza vuota e il multipiano di via Natta sempre pieno, nonostante le sbarre che finalmente fanno pagare tutti. Abbiamo macchine parcheggiate ovunque, per esempio in divieto di sosta, sempre, davanti ai portici Rossi. In questo diventiamo la città dei furbi, la gente non parcheggia in piazza del Palio, o vicino allo Spazio Kor (piazza Lavazzeri, nei pressi del Tribunale ndr) perché consentiamo di parcheggiare sui marciapiedi. Guardiamo quando i ragazzi escono da scuola in corso Dante, piazza Lugano, in corso alla Vittoria dove c’è una situazione vergognosa. Facciamo andare più agenti della polizia municipale a piedi, come una volta, davanti alle scuole». Per Vercelli l’idea che, ad Asti, il Codice della Strada non sia che una mera formalità è confermato dal fatto che il Comune ha un “buco” da 16 milioni di euro di sanzioni stradali non pagate. Insomma, ad Asti le multe non si pagano e ognuno fa un po’ come meglio crede.
Quale futuro per la Banca di Asti? La condivisione sul nuovo corso di Astimusica
Del futuro della Banca di Asti e della Fondazione ha parlato soprattutto il consigliere del Pd Luciano Sutera mettendo in guardia su quello che potrebbe succedere, ma rimandando ogni approfondimento a una commissione che si svolgerà il 15 dicembre. «Fino a ora abbiamo ritenuto inopportuno intervenire sulla questione per evitare inutili allarmismi che invece si sono generati – ha spiegato – Preferiamo che l’argomento venga trattato in un luogo istituzionale chiedendo ai vertici della Banca e della Fondazione quale sia il loro pensiero e verso quali decisioni siano orientati, soprattutto per i temi dei posti di lavoro, dell’indotto economico che crea la banca e per i servizi ai clienti». C’è poi la paura degli azionisti che, nel corso degli anni, «hanno perso il 40% del valore di quello che hanno investito» come ricordato da Vercelli. Sutera ha poi sottolineato che nelle previsioni di bilancio per opere pubbliche, innovazioni e ammodernamento, non per il 2026, ma fino al 2028, «si perderanno 49 milioni di euro, passando dai 51 milioni del 2025 (per buona parte dovuti al Pnrr) fino a 2,8 milioni» e ha posto l’attenzione sul futuro di Asp per quanto riguarda la gestione del comparto dell’idrico.
Interventi dei consiglieri anche in tema di commercio, sicurezza, manifestazioni, Palio, cultura e spettacoli con idee o proposte per cercare di dare fiato ai settori o migliorare, dove possibile, gli investimenti previsti. Tra questi solo un assessore, Candelaresi, responsabile della Cultura, ha ottenuto una certa condivisione d’intenti per quanto fatto su Astimusica che nel corso degli ultimi anni è cresciuta in termini di qualità dell’offerta, vendita di biglietti e attrattività. «Candelaresi ha avuto la lungimiranza di affacciarsi a collaboratori esterni per l’organizzazione dei concerti, – ha evidenziato Vittoria Briccarello di Uniti si può – ma ricordiamo che Astimusica, come diceva Massimo Cotto, non è la Cultura della città. Dobbiamo pensare a riaprire gli edifici storici, come Palazzo Ottolenghi la cui riapertura è già stata rimandata nonostante i lavori siano finiti a luglio. Chi lo gestirà? Con quali soldi? Parlerà con Palazzo Mazzetti che si trova davanti? E Vittorio Alfieri? Alfieri doveva diventare il centro dello sviluppo culturale della città, come annunciato nel programma di Rasero, ma gli unici che hanno preso Alfieri rendendolo “famoso” sono stati gli organizzatori di Asti Pride facendone un logo. E le torri? La Domus Romana? Metteremo qualcuno alla torri? Va bene essere sabaudi parsimoniosi, ma la Cultura non finisce a metà luglio quando gli OneRepublic andranno via da Astimusica».
Più attenzione al commercio nelle frazioni e in periferia. Alle Sagre? Invitate la comunità albanese
Di investimenti ha parlato a lungo Roberto Migliasso di Asti Oltre che ha spronato l’amministrazione a cercare nuove fonti di finanziamento mentre, sul commercio cittadino, ha richiamato l’assessora Bologna «a spostare l’analisi e i progetti dal centro alle periferie e alle frazioni». «È buona norma vincere il bando del Duc per il centro, ma qui ci sono negozi che fanno parte di gruppi nazionali e internazionali – ha osservato Migliasso – Infatti sui 250.000 euro disponibili dall’ultimo bando, solo 90.000 sono stati intercettati. Bisogna tenere in considerazione il numero dei negozi di vicinato nelle frazioni o i negozi etnici che cominciano a essere un’importante novità». Migliasso, per quanto riguarda il Festival delle Sagre, ha invece suggerito di portare la manifestazione nelle scuole e, sulla scia di quanto avvenuto con la pro loco di Milena, ospite quest’anno, di chiamare altre realtà come la comunità albanese oppure, per i sessant’anni del gemellaggio, quella di Valence.
Da rivedere completamente, invece, il format della Douja d’Or per riportarlo in forma diffusa tra enoteche, corali e palazzi storici e il Palatartufo (I gioielli del territorio) «che fatto in un acquario di plastica, con quattro venditori, non è un bel segnale».