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Brignolo becca Galvagno sul Palasport fantasma
Attualità

Brignolo becca Galvagno sul Palasport fantasma

E' guerra aperta tra gli ex amministratori della Giunta Galvagno e l'attuale sindaco Brignolo sul progetto di realizzare un nuovo Palasport in piazza d'Armi e mettere così definitivamente

E' guerra aperta tra gli ex amministratori della Giunta Galvagno e l'attuale sindaco Brignolo sul progetto di realizzare un nuovo Palasport in piazza d'Armi e mettere così definitivamente la parola fine alla lunga querelle sulla costruzione, mai avvenuta, del Palazzetto dello Sport nella zona di corso Casale. Nei giorni scorsi l'amministrazione Brignolo ha annunciato di voler riprendere in mano la questione, cancellando una volta per tutte l'ipotesi di costruire la struttura in corso Casale, ma solo dopo aver chiuso il contenzioso legale con il consorzio che avrebbe dovuto realizzare l'opera. Mantenendo i finanziamenti pubblici del primo progetto Brignolo vorrebbe creare un Palasport meno capiente in piazza d'Armi, a servizio del quartiere e delle società astigiane. Operazione non semplice ma che il sindaco reputa essere fattibile una volta sciolti alcuni nodi legati agli stanziamenti statali i quali dovrebbero essere confermati per lo stesso importo già annunciato nel 2002.

La decisione di Brignolo ha fatto andare su tutte le furie l'ex sindaco Galvagno e buona parte dei componenti della sua Giunta di centrodestra (Fabrizio Imerito, Gianfranco Imerito, Angela Quaglia, Maurizio Lattanzio e con loro Mario Vespa e Piero Ferrero) oggi ai banchi dell'opposizione. I consiglieri annunciano di essere pronti «a utilizzare tutti gli strumenti democratici a disposizione per cambiare una decisione che riteniamo miope e penalizzante per la città» e che considerano la scelta di Brignolo «affrettata e superficiale». In sintesi le richieste dei consiglieri di minoranza sono due: mantenere la previsione del Palazzetto dello Sport in corso Casale, con una riduzione da 4.000 a 2.100 posti, ma in una zona ben collegata alla viabilità esterna, con ampi parcheggi, dando così la possibilità di poter ospitare partite di serie A o altre eventuali manifestazioni che richiamino un cospicuo numero di spettatori; mantenere il progetto di costruire una palestra in piazza d'Armi (anziché il Palasport proposto dal sindaco) che svolga la funzione di palestra di quartiere per scuole e gruppi sportivi, di dimensioni ridotte e posizionata nell'area già inizialmente destinata dai Contratti di Quartiere II.

Non solo. L'ex sindaco Galvagno e i suoi assessori ricordano come gli accordi con il consorzio ravennate, che avrebbe dovuto costruire la struttura nella zona di corso Casale, sarebbero stati fortemente penalizzanti (la società avrebbe gestito il complesso per un certo numero di anni ricevendo un contributo annuale di circa 1 milione di euro più altri 3.500 euro di contributo per ognuna delle 150 giornate a servizio dell'amministrazione) e si dicono contrari a qualsiasi ipotesi di transazione per chiudere il contenzioso «perché la responsabilità del mancato avvio della costruzione del Palasport – scrivono gli ex amministratori – è esclusivamente responsabilità del Consorzio e non del Comune» non riuscendo quest'ultimo ad ottenere dal Credito Sportivo la differenza necessaria per coprire i costi di realizzazione.

Tutte dichiarazioni alle quali Brignolo replica in modo pepato contro quelli che considera essere proprio i responsabili della situazione che si è venuta a creare. «Forza Italia dice che sarebbe meglio fare due impianti sportivi piuttosto che uno solo – dice il sindaco – Questa era esattamente la situazione lasciata sette anni fa dall'amministrazione Voglino e dall'allora assessore ai Lavori Pubblici Bianchino, che consegnarono in eredità a Galvagno il Palazzetto dello Sport di corso Casale (4.000 posti) già appaltato e la palestra di quartiere di piazza d'Armi, progettata e pronta da appaltare, con in cassa i soldi (circa 2 milioni di euro del Comune più gli oneri di urbanizzazione dei costruttori della zona) pronta per la gara.

In 5 anni – aggiunge Brignolo – l'amministrazione Galvagno ha speso per altro (manutenzione di cubetti di porfido, etc.) i soldi della palestra di piazza d'Armi e anziché pretendere dalla ditta (in realtà una cordata di ditte) la costruzione del Palasport ha "dormito" per un quinquennio, lasciando così a fine mandato una situazione compromessa: poco più di 500.000 euro in cassa per la palestra di piazza d'Armi (assolutamente insufficienti) e un cantiere mai aperto per il Palasport in corso Casale. Ora che la nostra amministrazione ha trovato il modo di "rimettere insieme i cocci", facendo convergere tutte le risorse su un solo impianto in piazza d'Armi, chi ha rotto il vaso (Galvagno, Quaglia & Co.) dice che non va bene. Sarebbe opportuno che invece di fare propaganda politica si cercasse di aiutare la città a trovare soluzioni e non a fermare sempre tutto quello che già faticosamente (per il peso della burocrazia) si riesce a portare avanti. Il rischio è quello di proseguire nell'immobilismo della scorsa tornata amministrativa».

L'accusa mossa a Galvagno di aver speso i soldi della palestra di piazza d'Armi per rifare il porfido e altre manutenzione cittadine non è andata giù al diretto interessato che butta nuova benzina sul fuoco replicando con toni ancora più accesi e spiegando come aveva finanziato gli interventi sul decoro urbano. «Il nervosismo di Brignolo è tale che lo porta a fare delle affermazioni senza senso comune come quando afferma che i soldi per il Palasport sono stati spesi per altro. E' certamente vero che la mia amministrazione ha investito molto nella cura e manutenzione della città, degli asili, scuole, giardini, strade e illuminazione, per non parlare del settore sociale e culturale, però i soldi per queste iniziative che rendono la città ancora più bella e ordinata (adesso sempre meno) sono frutto di interventi e finanziamenti straordinari che non hanno pesato un euro sui bilanci del Comune. Ricordo che abbiamo lasciato nelle casse del Comune un attivo di oltre 4 milioni di euro e ben 14 milioni di finanziamenti per opere, progetti e iniziative a favore della città. Un piccolo tesoro per il quale non chiediamo di dirci grazie ma almeno di spenderli bene».

Riccardo Santagati

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