«Il 25-?30% degli oltre 200 cuccioli di cane, sequestrati un mese e mezzo fa, è malato. Nello specifico, sono circa 30-?40 i casi astigiani di cimurro, che era sparito da almeno vent'anni nella nostra provincia, e di cui oggi invece siamo di fronte a un'epidemia, alla quale si sommano altre patologie infettive e parassitarie, contratte dai piccoli». A lanciare l'allarme è il dottor Gianpaolo Squassino, veterinario di via Catalani ad Asti, che pochi giorni fa…
«Il 25-?30% degli oltre 200 cuccioli di cane, sequestrati un mese e mezzo fa, è malato. Nello specifico, sono circa 30-?40 i casi astigiani di cimurro, che era sparito da almeno vent'anni nella nostra provincia, e di cui oggi invece siamo di fronte a un'epidemia, alla quale si sommano altre patologie infettive e parassitarie, contratte dai piccoli». A lanciare l'allarme è il dottor Gianpaolo Squassino, veterinario di via Catalani ad Asti, che pochi giorni fa su facebook ha scritto, in merito, alcune considerazioni, tenuto conto delle visite che ha effettuato nelle ultime settimane e delle analisi fatte sulle patologie analizzate. I cuccioli viaggiavano su un Tir in arrivo dall'Ungheria e nel giro di poco tempo erano stati tutti adottati e assegnati a nuovi padroni.
Sequestrati dalla Polizia stradale su un tir proveniente dall'Ungheria, dietro segnalazione di Antonio Colonna, presidente nazionale dell'Eital (Ente italiano per la tutela degli animali e del lupo), i cuccioli in questione erano stati inizialmente assistiti, a titolo gratuito, dalla veterinaria Marina Ferreri di Refrancore e dalla collega Valentina Gagliardi di Montegrosso, sistemati temporaneamente nel canile del carcere di Quarto e in seguito dati in adozione dall'associazione. «L'operazione – aggiunge Squassino – è stata condotta sicuramente con tutte le buone intenzioni. Forse però l'eccesso di preoccupazione e l'emotività hanno fatto sì che i componenti dell'associazione, magari per difetto di conoscenza o per troppo amore, non abbiano valutato le conseguenze di questi affidamenti, senz'altro troppo affrettati. Non intendo dare la colpa a nessuno, ma dovrebbero esserci regole precise, per evitare conseguenze del genere e che insorgano dei focolai. Credo che il concetto di quarantena non sia stato cancellato. Un numero così elevato di giovani animali meritava un'attenzione maggiore dal punto di vista sanitario».
Sulla questione Antonio Colonna replica: «I cuccioli sono stati affidati ad una struttura gestita da esperti nazionali in materia di cani e tenuti isolati per circa 15 giorni, proprio per evitare affidamenti "affrettati". Gli stessi affidamenti sono stati effettuati non solo dopo accurati controlli pre-affido, ma proprio per consentire ad ogni singolo cucciolo di essere quanto prima isolato da tutti gli altri e dunque seguito dal medico veterinario dell'affidatario. I deceduti per cimurro non risultano più di qualche unità e non tutti nell'Astigiano (sono in corso accertamenti sanitari). Nessun affidamento è stato fatto con emotività, fretta o assenza di conoscenza. Di certo gestire 220 cuccioli rappresenta una situazione rara: l'Eital ha contattato decine di strutture al momento del sequestro, ma nessuna aveva dato disponibilità. Il problema di questo paese è la superficialità dei controlli e l'assenza di strutture capaci di far fronte a certe situazioni emergenziali. Il cimurro caso mai è potenzialmente diffondibile non per il sequestro di Bologna ma per le migliaia di cuccioli venduti attraverso decine di negozi e allevamenti, senza gli opportuni controlli sanitari».
Manuela Zoccola