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Attualità

Caccia ai contagiati, videoscuola, smart working, App Immuni: Covid e tutela privacy

Ne parliamo con l’avvocato Lanfranco, “professionista della riservatezza”

Nuove figure professionali

Nuove tecnologie creano nuove figure professionali. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, riguarda le polemiche nate con l’app Immuni sul tracciamento dei contatti con persone contagiate da Covid. Un’app nata come strumento di contenimento del contagio che ha suscitato una montagna di questioni irrisolte riguardanti la privacy di chi la installa.
Perché, neppure la tutela del bene collettivo può sopprimere il valore della persona e la sua centralità.

Privacy sempre più complessa

E la privacy è proprio uno di quei grandi temi che, negli anni, hanno richiesto una formazione sempre più specializzata per tenere il passo con le numerose normative uscite al suo riguardo e i rischi cresciuti con la diffusione dei social e dei big data raccolti a scopo commerciale.
Ad Asti è nata la prima società di consulenza aziendale in tema di privacy. A fondarla è stata l’avvocato Maura Lanfranco e non a caso. La professione forense è quella che più spesso ha a che fare con la violazione della sfera privata e sono numerosi gli avvocati che se ne occupano. Ma la ML2020 ha investito su una formazione importante, quella che le ha consentito l’accreditamento all’associazione Anorc ricompresa nell’Albo del Mise in qualità di DPO, acronimo che sta per Data Protection Officer.

L’avvocato Maura Lanfranco

Aziende e privati interessati

Quasi una professione a sé, dunque, quella che si occupa di protezione dei dati.
«La tutela della privacy riguarda sia le aziende che i privati – spiega l’avvocato Lanfranco – Indipendentemente dalla dimensione, sarebbe opportuno che ogni azienda si rivolgesse ad un consulente DPO perché sono tante le sfaccettature di cui tener conto: dalla riservatezza delle mail aziendali alle immagini di videosorveglianza sul posto di lavoro, tanto per citare le più comuni. Vista la responsabilità diretta del titolare nell’organizzazione e nella protezione dei dati, sarebbe bene impostare fin da subito protocolli che mettono al riparo da rischi futuri in caso di contenzioso con i dipendenti».
Per quanto riguarda i privati cittadini, invece, lo spettro è ancora più ampio – prosegue – perché parliamo di tutela della riservatezza, della propria immagine, della propria reputazione e, più in generale dell’”Io digitale”, messo sempre più a rischio».

La riservatezza calpestata durante l’emergenza sanitaria

Con l’avvocato Lanfranco proviamo a “fare le pulci” a quanta riservatezza è stata calpestata durante il periodo di lockdown, seppur per motivi di sicurezza collettiva.
«Partiamo dalla scuola a distanza. Con le videochiamate – si sofferma l’avvocato Lanfranco – tutti sono entrati nelle case di tutti, inquadrando scorci di interni di alloggi, oggetti, quadri, particolari di arredamento e anche altri componenti della famiglia che, per caso, passavano davanti alla webcam durante i collegamenti. Cosa c’è di più riservato delle nostre case? E poi uno scambio di indirizzi mail e numeri di cellulari privati di professori, studenti e genitori per creare gruppi su whatsapp con i quali sopperire alla mancanza di dialogo in presenza o per inviare compiti assegnati ai ragazzi a casa. Provate a pensare: se non ci fosse stata la chiusura della scuola, ora sareste in possesso di così tanti numeri di cellulare e indirizzi mail di professori, genitori e compagni dei vostri figli?».

Moderna “caccia alle streghe”

Sempre in riferimento all’emergenza sanitaria, l’avvocato Lanfranco ricorda la vera e propria “caccia alle streghe”, ovvero ai contagiati, che aveva preso un po’ tutti nei momenti più drammatici. Una caccia moderna, fatta prevalentemente sui social e nei gruppi.

Un reato vero e proprio

La legge prende molto sul serio la tutela della privacy e la titolare dello studio di consulenza ML2020 ricorda che il regolamento europeo conferma il sacrosanto diritto al risarcimento del danno, ove un interessato dimostri di avere subito un danno, cagionato da un trattamento illecito di dati personali e che la normativa italiana Dlvo 101/2018 prevede sanzioni penali piuttosto rilevanti per le fattispecie in cui il trattamento illecito porti profitto a terzi o danni all’interessato e per le comunicazioni, diffusioni illecite, acquisizioni fraudolente di dati personali trattati su larga scala.
Ci si deve rendere conto della rilevanza del diritto alla riservatezza delle informazioni riguardanti la nostra vita privata.

Proposta di uno Sportello Privacy

Per questo l’avvocato Lanfranco lancia una proposta “educativa”. «Servirebbe un’alfabetizzazione digitale attraverso uno specifico Sportello Privacy. Ho proposto una serie di incontri nelle scuole e nelle aziende per spiegare cosa si rischia in caso di violazione delle norme di tutela della riservatezza e per aumentare la consapevolezza di tutti nei propri diritti al rispetto della privacy».

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