Déblocage del Novello anticipato di quasi tre settimane, quest’anno, rispetto al concorrente Beaujolais nouveau francese, che uscirà in assaggio il prossimo 17 novembre, per una proposta enoica che ben si abbina ai prodotti della stagione autunnale come, tra gli altri, caldarroste e tartufi bianchi pregiati o d’Alba e neri.
Leggero e con bouquet aromatico, il Vino Novello deve le sue caratteristiche al metodo di vinificazione “Flanzy” fondato sulla fermentazione carbonica di grappoli integri di uve, poi, spremute a distanza di una decina di giorni, per ottenere un vino delicato che, di norma, si attesta tra gli 11° e i 12°, con alcune eccezioni che raggiungono i 13°. Una produzione che, in Italia, era iniziata verso la metà degli anni ’70 del secolo scorso prendendo ad esempio l’esperienza d’Oltralpe (considerata la madre dei novelli), dove i vignaioli del Beaujolais, per superare una stasi di mercato, misero sul mercato il Beaujolais nouveau, valorizzandolo con uve Gamay meno pregiate della Borgogna meridionale.
Da nord a sud, anche nel Bel Paese, il Novello è quindi diffuso ma, negli ultimi anni, la sua produzione è andata calando a causa della limitata conservabilità (consigliato il consumo nell’arco di 6 mesi) e dei costi che insistono, oltre che su vetro, tappi ed etichette, anche sulla tecnica di produzione, con la macerazione carbonica che è maggiormente esosa di quelle tradizionali (circa il 20% in più).
Lo stesso succede anche nell’astigiano dove, al posto del Novello, cresce l’interesse per i vini giovani, altresì, ideali per apertivi e vinificati per essere senza problemi di durata.
“La produzione dei vini giovani, nell’astigiano, detiene una piccola prevalenza rispetto ai grandi da invecchiamento (55% contro 45% circa) – osserva Pier Paolo Anziano (foto), responsabile provinciale settore vitivinicolo Coldiretti Asti . – Parlando di bianchi, poi, con la vendemmia anticipata di una decina di giorni (a metà agosto per i Pinot Neri e a fine agosto per Cortese e Arneis tra gli altri), ad anticipare sono anche le certificazioni e, per conseguenza, la disponibilità sul mercato.
Già iniziata da giorni, infatti, la commercializzazione dei primi Moscati d’Asti e dei primi bianchi astigiani. Complessivamente, per i noti problemi climatici e meteorologici di quest’anno, è stata registrata una riduzione di uva/ettaro di circa il 10-15% ma, rispetto allo scorso anno, parlando di bianchi, i profumi e le sostanze aromatiche sono molto più accentuate e caratterizzanti. Quella che si preannunciava una stagione difficile, alla fine, darà molte soddisfazioni in cantina”.
“Relativamente ai consumi – osserva infine Anziano, – la pandemia ha rafforzato l’e-commerce e, mentre i vini giovani risulterebbero tra i maggiormente favoriti nei ristoranti/osterie, quelli più strutturati e invecchiati stanno trovando rinnovato interesse nelle cene a casa tra amici”.
Complessivamente, i vini astigiani si mantengono tra i più venduti e interessanti dell’offerta piemontese e italiana, con aziende che, mediamente, se la giocano su una decina di denominazioni. “Un onore che è anche onere rispetto ad una vocazione molto antica e di eccellenza che i nostri viticoltori ben sanno difendere, promuovere e valorizzare in tutto il mondo – apprezzano il presidente Coldiretti Asti Marco Reggio e il direttore Diego Furia.