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“Calo vocazionale e meno fedeli, ecco il cammino che ci attende”

Pubblicate dal vescovo Marco Prastaro le linee operative per il nuovo anno pastorale: “Al centro il dialogo”

Calo numerico del clero, scarsa partecipazione alla vita ecclesiale degli adulti fino ai 50 anni, scollamento tra le convinzioni dei giovani e gli insegnamenti della Chiesa in merito a sessualità, questione di genere e bioetica.
Sono solo alcuni degli spunti di riflessione contenuti ne “Una chiesa che dialoga”, la pubblicazione di indicazioni e proposte per l’anno pastorale 2022 – 2023 a firma del vescovo Marco Prastaro, in distribuzione in versione cartacea e pubblicata sul sito diocesidiasti.it.
Monsignor Prastaro, nella pubblicazione ricorda innanzitutto quanto avvenuto lo scorso anno pastorale…
Sì. Il 2022 ha visto l’avvio del Sinodo nella sua prima fase di ascolto, inerente dieci importanti argomenti di riflessione, cui hanno partecipato 40 realtà, tra parrocchie e associazioni, che hanno consegnato il loro contributo ai referenti diocesani. Nel frattempo, il consiglio presbiterale e il consiglio pastorale diocesano hanno riflettuto sul tema dell’annuncio del Vangelo.
Sempre lo scorso anno, il trasferimento di 14 parroci ha riportato in luce il gravissimo problema della crisi vocazionale e della scarsità del clero. Una situazione che continua a rappresentare una sfida circa la presenza delle comunità cristiane sul territorio.
Cosa è emerso nel confronto interno al consiglio presbiterale e al consiglio pastorale?
Innanzitutto l’importanza della collaborazione tra sacerdoti e laici, sottolineando come il laicato è molto più attivo e “al passo con i tempi” nei paesi che in città e che nel capoluogo si fa più fatica a collaborare tra parrocchie.

Il cammino sinodale

Quali le riflessioni tratte dal cammino sinodale?
Gli spunti emersi sono numerosi. Innanzitutto il fatto che la pandemia, con le sue restrizioni, ha accelerato il distacco dalla vita liturgica delle persone con fede più debole. In particolare gli adulti tra i 30 e i 50 anni sono i grandi assenti dalla vita ecclesiale, tanto che un recente studio sul tema ricorda come ormai siamo già alla terza generazione che non trasmette più la fede ai figli. Come comunità cristiana, allora, ci interroghiamo su come continuare a proporre cammini di fede efficaci, capaci di risvegliare in loro il desiderio di Dio. Forse il riaffacciarsi in parrocchia in occasione del catechismo dei figli potrebbe offrire una prima via di incontro.
E ancora, la carenza di sacerdoti. Basti pensare che nel 1970 la nostra diocesi contava 217 preti, scesi a 160 nel 1990 e a 90 nella prima decade del 2000. Oggi sono 63, di cui 13 in pensione e 24 sopra i 70 anni. Delle 126 parrocchie presenti, al momento 81 non hanno più un parroco residente. I sacerdoti si fanno quindi sempre più carico di un numero crescente di parrocchie, per cui è necessario trovare nuove modalità di comunità aggreganti.
Infine, è emersa la questione giovanile.
Quale?
Mi riferisco alla distanza tra le convinzioni morali dei giovani e l’insegnamento della Chiesa nell’ambito della sessualità, della questione di genere e della bioetica.
Sono tutti temi da approfondire o ci sono già linee operative avviate?
Sicuramente sono temi su cui ci confronteremo ancora, ma alcune proposte sono già state avanzate. Ad esempio, gli incontri sul tema della sessualità indirizzati ai giovani, che hanno visto protagonisti anche coetanei che hanno scelto di seguire le indicazioni del Vangelo, oppure le proposte avviate dal nostro gruppo di giovani adulti.
Per il futuro, l’indicazione data alla Pastorale giovanile di continuare l’attività con i ragazzi che già frequentano le nostre attività, trovando però il modo di coinvolgere i giovani che ritengono la proposta di fede lontana dai loro interessi.
In ogni caso si tratta di un impegno capillare e silenzioso, dato che al giorno d’oggi i proclami pubblici non sono più efficaci, caratterizzato da uno stile appunto sinodale, di dialogo e confronto.

Il percorso

Come proseguirà il cammino sinodale quest’anno?
Proseguirà con la fase di ascolto, concentrata su tre temi, chiamati cantieri, scelti tra i dieci dell’anno scorso che hanno catalizzato più attenzione e interesse. Ovvero: la strada e il villaggio; l’ospitalità e la casa; le diaconie e la formazione spirituale.
Con quale atteggiamento la Chiesa cattolica astigiana continua questo percorso?
Sicuramente c’è un timore diffuso per il futuro che si presenterà nei prossimi anni: aumento delle parrocchie senza parroco, accorpamenti e soppressioni di parrocchie, diminuzione della frequenza alla messa domenicale, denatalità. Un’inquietudine che andrà affrontata prospettando soluzioni, superando nostalgie e vecchie mentalità che ci ancorano ad un mondo che non esiste più. Il tutto nel solco della collaborazione (tra parrocchie, comunità, unità pastorali), che non va considerata una punizione che qualcuno ci infligge, ma un dono che questo nostro tempo fa alla chiesa e la conversione che ci propone. A questo proposito, i nostri giovani sono più positivi e creativi di adulti e anziani: è ora di fidarci di più delle loro suggestioni. Con cuore disponibile e generosità, dunque, continuiamo a servire la chiesa astigiana nella certezza che sempre il Signore cammina con noi e che attraverso il suo Spirito ci suggerisce quanto necessario fare.

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