"Un appello ai rappresentanti parlamentari, affinché sia rivista la proposta di riforma delle Camere di Commercio, e al Governo, perché faccia al riguardo un passo indietro." E' il
"Un appello ai rappresentanti parlamentari, affinché sia rivista la proposta di riforma delle Camere di Commercio, e al Governo, perché faccia al riguardo un passo indietro." E' il mandato che il Consiglio generale dell'Ente camerale di Asti ha dato ieri al presidente Mario Sacco, rispetto a un disegno di legge considerato "assolutamente inaccettabile, a fronte di 150 anni di storia per un Ente che funziona bene."
"Tale riforma ? spiega Sacco -? non persegue gli obiettivi che il Governo va sbandierando, tra cui la riduzione dei costi della spesa pubblica e di quelli per le imprese. In primo luogo, infatti, va detto che le Camere di Commercio non costano nemmeno un euro al bilancio dello Stato. Anzi, seguendo le spending review degli ultimi anni, abbiamo subito dei tagli come Enti locali, pur essendo un Ente funzionale. In particolare, la Camera di Commercio di Asti versa circa 200 mila euro, come taglio dei costi, al bilancio statale. Quindi, è assolutamente falso, a prova di presentazione dei costi stessi e di confronto con il Governo, che la riforma perseguita dallo Stato possa ridurre la spesa pubblica. In secondo luogo, il presidente del Consiglio sostiene che si diminuiscono i costi delle imprese, pensando di ridurre del 50% il diritto annuale che esse versano all'Ente camerale: cosa che non sposta nulla o quasi alle imprese stesse e fa invece la differenza per le Camere di Commercio, nell'ottica di mantenere servizi e dare sostegno al territorio." Sacco ripercorre quindi l'iter che ha portato all'attuale contesto "di incertezza e preoccupazione per il futuro degli Enti camerali e dei relativi dipendenti."
"L'intenzione del Governo ?- afferma ?- è di creare Camere di Commercio regionali, con il rischio di avere dei riferimenti forti rispetto alle costituende città metropolitane e di lasciare a se stesso il resto del territorio. A fronte di questo assurdo progetto, Unioncamere ha controproposto di ridurre il numero degli Enti in questione. Cosa che a livello piemontese significherebbe avere la Camera di Commercio metropolitana di Torino, quella del Nord Piemonte e quella del Sud Piemonte. Quest'ultima dovrebbe accorpare i relativi Enti di Asti, Alessandria e Cuneo. Nel nostro disegno, c'è l'intenzione di mantenere le sedi locali, il personale e i servizi ai cittadini. Si parla cioè di accorpamento, non di ridimensionamento. Un altro aspetto di cui il Governo non tiene conto è la necessità di salvaguardare l'occupazione, considerato, tra l'altro, che si tratta di personale super specializzato."
Sacco non esita inoltre a dichiarare pubblicamente: "Se la prendano subito la mia carica, che metto a disposizione tranquillamente da domani, se il passaggio per salvare le Camere di Commercio è quello di ridurre il numero dei presidenti. Il vero problema è che il Governo sta facendo propaganda e molto superficialmente continua a tirare diritto, senza avere un dialogo con noi."
Al centro del mirino poi "il passaggio, ancora una volta inaccettabile, nel disegno di legge statale, per il Registro delle imprese al Ministero dello Sviluppo Economico. L'impressione ? sostiene Sacco ? è che il Governo e il Ministero vogliano farne un business. Si agisce insomma in modo autoritario, invece di riconoscere l'autonomia camerale, forse perché facciamo ombra alla politica, che dovrebbe fare il proprio mestiere e non invadere l'ambito delle categorie economiche." In attesa di capire meglio, dopo l'estate, gli sviluppi della questione, Sacco conclude: "Noi non molliamo, portando avanti la nostra battaglia, perché sappiamo di essere dalla parte della ragione. Continuiamo inoltre a lavorare come prima e così pure, in modo nobile, il personale."
Manuela Zoccola