Castagnolese di nascita, canellese d’adozione, Pulacini era una persona lungimirante. Nel ‘56 apri in città un’autoscuola che diede la patente a generazioni di cittadini. «Divenne ancora più conosciuto quando, per difendere l’ospedale di Canelli, costituirono un’associazione (di cui lui fu presidente) e riuscirono ad ottenere una struttura all’avanguardia» informa orgogliosa la figlia Alessandra Pulacini.
Come mai finì nel Comitato Palio? «Mio padre amava i cavalli e le tradizioni astigiane – risponde – Fu il preside Giraudi a coinvolgerlo. Da subito è partito il sogno di portare via il drappo ad Asti. Furono anni di lavoro intenso. All’epoca cavalli e fantini erano del territorio. Addirittura partecipò ad una edizione con un comitato privato. Mio padre era orgoglioso che in tutti gli anni Canelli andava sempre in finale».
1974: Jora ben figura nella batteria. «Gian Carlo, io vinco!» gli avrebbe detto il fantino. «Mio padre allora ha intravisto il sogno – conclude la figlia – Ricordo la gioia nei sui occhi tagliato il traguardo. Canelli aveva vinto il Palio!».