Se n’è andato senza troppi clamori, com’era nel suo stile, Lorenzo Vallarino Gancia, 87 anni, una vita ricca di esperienze non solo imprenditoriali
Arrivava a bordo della sua Rover verde smeraldo lucidissima, auto da intenditori, elegante. Sempre affabile, gentile, salutava anche chi non conosceva, sempre pronto alla battuta. Questo era il “dottor Renzo” per i canellesi, uomo colto che coniugava intelligenza a spirito pratico, mai sul piedestallo anche se l’impareggiabile vista dal castello abbracciava le colline da Calamandrana a Santo Stefano Belbo.
Se n’è andato senza troppi clamori, com’era nel suo stile, Lorenzo Vallarino Gancia, 87 anni, una vita ricca di esperienze non solo imprenditoriali. La notizia si è sparsa in città nel tardo pomeriggio di venerdì, e sui social è subito rimbalzato il tam-tam. In molti lo hanno voluto ricordare con parole semplici: da professionisti che avevano potuto svolgere tesi universitarie sullo splendido maniero che lui aveva messo a disposizione per gli studi a chi ha imparato la sua sottile arte del comunicare con signorilità, inventiva e curiosità rimanendo se stessi.
Credeva nel primato della cultura come spina dorsale della società. Convinzione che aveva infuso anche nella sua lunga carriera di imprenditore. Negli Anni ’60 fu eletto primo presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria per cercare strade nuove e cambiare la cultura industriale che si scontrava con anni di forte contrapposizione sociale. Fu un’intuizione tanto che, pochi anni dopo, divenne vicepresidente di Confindustria sostenendo la “rivoluzione” culturale e imprenditoriale dell’associazione voluta da Leopoldo Pirelli e sostenuta da Gianni Agnelli, di cui divenne grande amico.
Era un uomo che credeva nel valore del confronto. Il passo alla direzione del Sole24Ore fu naturale. Vi rimase dodici anni e, come soleva ricordare, .
Lorenzo Vallarino Gancia non dimenticava gli impegni da imprenditore a tutto tondo. Alla maison spumantiera di famiglia aveva allargato i propri interessi nel campo dei filati e, soprattutto, in agricoltura. Frequenti erano i suoi soggiorni in argentina ove possedeva una vastissima tenuta. Il suo estro lo aveva imposto nel mondo industriale italiano: aveva ricoperto cariche nella Riso Gallo, Fiorucci Moda, Buitoni Perugina, Ausimont. Nominato Grand’Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, è stato Console Generale della Repubblica dell’Ecuador per Torino e Piemonte e Console per Asti. Amante del bello, era un convinto assertore della difesa delle ricchezze artistiche, architettoniche e dell’ambiente ricoprendo per sette anni la presidenza del Fai, il Fonando per l’Ambiente Italiano. Dalla fine degli Anni ’90 la sua presenza nell’azienda di corso Libertà si era fatta più costante, tanto da assumerne le redini. Nel 2011, con il figlio Edoardo e i nipoti Lamberto e Massimiliano figli di Vittorio Vallarino Gancia decise di cedere Casa Gancia al gruppo Russian Standard del magnate russo Roustam Tariko.
Non smise mai di amare la sua città. Non entrò mai in politica ma mai la rifuggì. Credeva nella politica come servizio alla polis per far crescere la società e Canelli. Non a caso fu, con Luigiterzo Bosca, Miranda Bocchino e Patrizia Cirio tra i fautori della candidatura Unesco delle “cantine storiche” e, poi, dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato. Il giorno in cui a Doha il sito entrò nell’esclusivo club, dal castello assisteva alle fasi finali dell’Assedio. Il sorriso, che sempre incorniciava il suo viso, fu ancor più radioso. Questo era Lorenzo Vallarino Gancia.
Giovanni Vassallo