Gli associati canellesi sono circa 40; l’età media è alta, ma tanti giovani si stanno avvicinando a questo hobby. «Fare il “trifulau” è impegnativo e costoso – continua – si esce nei momenti liberi dal lavoro e molte volte si torna a casa a mani vuote».
I tartufai conoscono perfettamente il territorio, boschi, piante e rive, per questo sono stati coinvolti in un progetto regionale. «Il cambiamento climatico sta influendo molto sulla presenza di questo fungo ipogeo che, soprattutto il tartufo bianco, necessita di tanta acqua per formarsi. Le ultime annate sono state “povere” per questo cerchiamo di proteggere le tartufaie esistenti pulendo i boschi, opponendoci all’abbattimento di alberi e segnalando all’Ipla le piante tartufigene. Abbiamo inoltre proposto di devolvere parte dei proventi del tesseramento annuale ai proprietari terrieri che preservano le tartufaie. Oggi il tartufaio è diventato il custode del nostro territorio».