Scarso ricorso allo smart working
Calo dei ricavi superiore al 20%, minimo utilizzo dello smart working, massiccio ricorso alla cassa integrazione. E un futuro che si intravede ancora incerto, complice una ripresa a più velocità, il quadro che emerge dall’indagine avviata dall’assessorato alle Attività produttive del Comune verso aziende, esercizi commerciali e attività artigianali canellesi colpite dall’emergenza Covid-19. Un lungo lockdown impattato come uno tsunami sull’economia locale, con ricadute negative su ordini, fatturato ed incassi. Poco più di trecento schede trasmesse ad altrettante imprese che racchiudono una serie di domande relative al numero del personale, al settore operativo dell’impresa e l’impatto diretto del coronavirus sull’attività e previsioni sui risultati economici, le eventuali ricadute negative e sulle azioni che gli imprenditori hanno messo in atto o contano di adottare per fronteggiare le difficoltà.
Le risposte al questionario
«Dall’analisi di un primo campione significativo di risposte giunte all’assessorato – spiega il vicesindaco e assessore alle attività produttive Paolo Gandolfo -, si delinea un quadro con alcuni punti cardine. Sono stati considerati i settori dell’artigianato, dell’edilizia, dell’industria, della ristorazione e della ricettività alberghiera, del commercio e delle attività libero professionistiche».
Da una prima analisi emerge che i due terzi degli intervistati hanno sospeso l’attività, mentre chi ha continuato a svolgere il proprio lavoro segnala problemi di reperimento per quanto riguarda i dispositivi di sicurezza (guanti, mascherine, disinfettanti, ecc.).
Rallentamenti e logistica ferma
Altro capitolo, la logistica e gli approvvigionamenti. Rallentamenti ci sono stati nella fornitura delle materie prime mentre le trasferte dei tecnici dell’industria enomeccanica sono crollate a causa delle restrizioni di movimento sia in Italia sia all’estero. Forte l’impatto sugli ordinativi, drasticamente ridotti se non cancellati, la sospensione o dilazione di appuntamenti per contratti, il mancato ritiro delle merci, oltre naturalmente all’arresto della produzione. Si stima una perdita, sull’anno, di almeno il 20 per cento.
Minimo il ricorso al telelavoro, modalità alla quale oltre i 2/3 del campione non ha potuto accedere perché incompatibile con l’attività svolta o perché sprovvisto di adeguate strutture informatiche.
Il 70% di lavoratori in cassa integrazione
Finestra sugli ammortizzatori sociali. Il 70% degli intervistati vi ha fatto ricorso, nonostante i problemi di interpretazione sulla Cig.
«I messaggi che le aziende ci lanciano riguardano fondamentalmente tre grandi capitoli: l’arresto della riscossione di tasse e tributi, compresi quelli locali; l’erogazione di contributi a fondo perduto e la liberalizzazione degli orari e delle giornate di apertura – commenta Gandolfo -.Significativa la richiesta di una riqualificazione del territorio attraverso video e campagne di comunicazione che puntino sulle eccellenze e sulle tipicità allo scopo di costruire una forte “identità canellese».
«Il Comune sospenda la riscossione di tasse e tributi»
Secondo Alessandro Picchi, presidente di Gancia Spa «il problema più generale del dopo crisi si identifica nella burocrazia e nei decreti completamente incomprensibili anche agli esperti di diritto. La cosa urgente sarebbe tagliare tutti i passaggi possibili, ma è chiaro che non si potrà fare. Tutto questo si replica a livello locale e il Comune ne porta il peso. Però, quello che secondo noi le è auspicabile, è che lo stesso Comune ritardi il pagamento di alcune imposte una volta verificata la possibilità di farlo».
Paolo Marmo, ad di Marmoinox, rileva come la situazione si stia lentamente sbloccando, ma occorre dare segnali concreti come quelli legati alla comunicazione di un distretto pronto a ricominciare. «La nostra attenzione ai dipendenti, per esempio, rimane centrale per organizzare la ripartenza, ma per dare garanzie in questo senso servono azioni istituzionali sinergiche con la nostra attività, come deroghe o annullamenti delle imposte e investimenti in campagne di immagine per sottolineare la nostra presenza attiva sul mercato e sul territorio».
«Serve una comunicazione ottimista»
Per Piercarlo Ferrero, del ristorante San Marco, «le pressioni mediatiche sul timore non devono prevalere, anzi. Occorre una comunicazione più ottimistica, che rassicuri il pubblico e ricordi che a Canelli le attività sono aperte e pronte a accogliere la gente in sicurezza. Il nostro comparto è intimamente fondato sulla convivialità, un aspetto troppo importante per essere trascurato».
Il questionario sul tavolo del sindaco
Il sindaco Paolo Lanzavecchia giudica di grande interesse il risultato dell’indagine. «L’analisi delle risposte degli imprenditori e commercianti di Canelli delinea un panorama in cui potenzialità e criticità si intrecciano. La maggiore opportunità del nostro territorio deriva, come alcuni imprenditori hanno sottolineato, dalla diversificazione delle attività. Canelli è una capitale delle bollicine di eccellenza impiantata su un territorio patrimonio dell’umanità Unesco ma, allo stesso tempo, polo produttivo per industrie manifatturiere legate al mondo del vino e non solo, senza dimenticare la plurisecolare vocazione commerciale che da tutto questo deriva. L’amministrazione comunale intende operare con attenzione in favore di ognuno di questi comparti, sia attraverso iniziative che le competono sia diventando giunto di raccordo e pressione con le autorità regionali e nazionali».