La cooperativa agricola Maramao è un esempio: coltiva prodotti biologici, relazioni e visioni sane. Non sfrutta i terreni, ma li recupera, promuove il buon lavoro rispettando le persone. E’ anche un centro culturale dove illustri relatori affrontano importanti tematiche. Così è stato per la presentazione del libro di Antonio Olivieri “Schiavi mai” (foto).
L’esperienza di lotta contro il caporalato, vissuta nel 2012 nella Bassa Valle Scrivia da una quarantina di braccianti, è diventata l’occasione per parlare di sfruttamento. «Si pensa che il problema sia limitato al sud ma riguarda ampiamente il nord, anche le colline vitate Patrimonio Unesco dove si verificano nuove forme di schiavismo – ci spiega l’autore – Abbiamo denunciato quanto succede a Canelli, Asti, Saluzzo, Carmagnola dove l’agricoltura chiede manodopera».
Una catena produttiva viziata. «Senza gli extracomunitari i terreni italiani non produrrebbero nulla – precisa l’intervistato – I caporali sono parte del problema. Ci sono altri responsabili: il datore di lavoro che li assolda, i liberi professionisti che assistono i padroni e la grande distribuzione che fissa i prezzi. La Cassa di resistenza braccianti è nata per sostenere le spese legali delle azioni di chi rivendica lavoro, casa e dignità e non vuole più essere invisibile».