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Lancio di sassi

Canelli, vandali alla Pernod: “Una bravata pericolosa”

Il personale di vigilanza, presente “h 24”, è stato allertato dalle voci e dal rumore dell’impatto sulle superfici metalliche

La chiusura della linea ferroviaria Castagnole-Alessandria ha trasformato la strada ferrata in una “terra di nessuno”, uno spazio per bivacco e vandalismo. Nei giorni scorsi a farne le spese è stato lo stabilimento Pernod Ricard Italia di via Bosca. «Circa due anni fa abbiamo acquisito due immobili dell’ex Cantina Sociale di Canelli, uno è parzialmente ristrutturato, l’altro riceve un minimo di manutenzione per non lasciarlo in stato di degrado – ci spiega il direttore Tomas Volpin – Non è la prima volta che si verificano atti di vandalismo sulle aree ma in questa occasione, a differenza delle precedenti, bersagli del lancio di sassi sono stati alcuni serbatoi di stoccaggio della parte produttiva, durante l’orario di lavoro».

Il personale di vigilanza, presente “h 24”, è stato allertato dalle voci e dal rumore dell’impatto sulle superfici metalliche. Giunto sul posto ha notato 5-6 ragazzi intenti a lanciare pietre, prelevate dalla massicciata, contro le aree dell’azienda. «Documentato il fatto con un video, sono stati avvisati i Carabinieri che, giunti sul posto, hanno colto sul fatto i vandali che però si davano alla fuga lungo i binari – continua – Ammesso che possa essere una “bravata da ragazzi”, una cosa è lanciare delle pietre contro un immobile ritenuto “abbandonato” (in verità la proprietà è cintata), un’altra contro uno stabilimento dove ci sono operai a lavoro. Un pericolo inaccettabile; per questo abbiamo sporto denuncia e fornito alle forze dell’ordine le riprese della vigilanza». Volpin, a titolo personale ed autorizzato dalla ditta, ha pubblicato sui social un post. «L’idea è quella di sensibilizzare la comunità e le famiglie dei ragazzi sui pericoli di certi gesti – conclude – Sebbene nella fantasia dei giovani possa esserci curiosità per un immobile “abbandonato”, ci tengo ad invitare tutti a riflettere: ci vuole poco a trasformare una “bravata” in una tragedia».

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