Peccato duri solo tre giorni. Per Asti è veramente una festa, al punto che anche gli astigiani, storicamente chiusi, un po’ diffidenti, da buoni monferrini, si stanno scatenando travolti dall’ondata di allegria
Peccato duri solo tre giorni. Per Asti è veramente una festa, al punto che anche gli astigiani, storicamente chiusi, un po’ diffidenti, da buoni monferrini, si stanno scatenando travolti dall’ondata di allegria e di “follia” portata dalle Penne Nere. Percorrere corso Alfieri a qualsiasi ora del giorno e della notte significa entrare in un’atmosfera irreale, da “paese dei balocchi”, dove tutto è concesso e non c’è più nulla di strano proprio perché tutto è strano. Alla confluenza tra corso Dante e corso Alfieri, di fronte al Cocchi per intenderci, un gruppo folcloristico proveniente da Bassano del Grappa cantava a squarcia gola brani popolari. Attorno a loro uno stuolo di alpini a cantare in coro con il bicchiere di birra in mano.
Qualcuno ha addirittura abbozzato una piccola danza più tribale che altro. Applausi a non finire e altre bevute di birra e di vino. Tra il pubblico qualcuno, per non perdere tempo, aveva in mano addirittura un bicchiere di birra e dall’altra uno di vino, così da lavorare al meglio senza doversi fermare troppe volte a versare. Una cinquantina di metri più avanti un altro gruppo folcloristico suonava con chitarra e fisarmonica. Erano seduti al bar e si esibivano senza troppi “pudori”. Un canto dopo l’altro avevano attirato attorno a sé un centinaio di persone con tanta voglia di sbraitare. Non era un gruppo folcloristico di professione. Era solo estemporaneo, costituito da militari svizzeri (di Bellinzona) associati agli Alpini, giunti ad Asti per non perdere questa grande festa.
Percorsi ancora cento metri di corso alfieri, un altro gruppo di alpini con armonica a bocca ed una voce squillante intratteneva il pubblico con canti popolari. Anche loro improvvisati. Si sono trovati ad Asti. Erano tutti veneti, ma provenienti da città diverse. Essere alpini significa anche questo. Trovarsi, darsi la mano e cominciare a fare quello che si è capaci di fare. Cantare, suonare la chitarra, o la fisarmonica o l’armonica e poi qualcosa capiterà. E di solito il divertimento per chi suona e per chi ascolta non manca. Peccato capiti solo una volta ogni 21 anni.