Non è passato inosservato l’appello del sindaco Rasero per trovare una soluzione condivisa tra enti e istituzioni locali volta a salvare la Casa di Riposo “Città di Asti”. Banca d’Asti, Fondazione CrAsti, sindacati sono tra coloro cui si è rivolto ricordando che non c’è più tempo da perdere perché una soluzione è necessaria entro pochi mesi.
Anche il segretario generale provinciale della CGIL, Luca Quagliotti, ha lanciato un analogo appello ricordando, però, l’atteggiamento di REAM (società di cui detiene il 30% la Fondazione CrAsti ndr) «che ci risulta aver posto condizioni abbastanza gravose per intervenire in favore della struttura».
Appello poi rivolto al vicepresidente della Regione Fabio Carosso e all’assessore Marco Gabusi, entrambi astigiani, affinché facciano la loro parte per arrivare a una positiva conclusione della vicenda. Ma all’appello di Rasero replica anche la minoranza consiliare.
Il “filotto” politico
È il caso di Mario Malandrone (Ambiente Asti): «Il sindaco come potrebbe non essere preoccupato di una situazione di stallo che si riverbera sulla tenuta della struttura dal punto di vista del futuro, su fornitori, e sui lavoratori? Una situazione che genera incertezza agli ospiti e alle famiglie. Ciò che inquieta è la risposta del territorio e le scelte degli attori finanziari, dalle banche a REAM. Capiamo le preoccupazioni di tutti, capiamo gli appelli di tutti, ma ricordiamo che il “filotto” istituzionale, che va dal Comune fino alla Regione, ha una continuità di colore politico, che chi siede nei posti di comando delle Fondazioni e nella Banca del territorio è nominato anche dalla politica, con Presidente della CrAsti espressione della politica di centrodestra e molti dei componenti della Fondazione di nomina politica. In REAM siedono esponenti del centrodestra e il Commissario è stato nominato dal centrodestra. La Regione che ha competenze in merito è amministrata dal centrodestra e gli astigiani ricoprono ruoli importanti […] Anche noi, espressione politica di opposizione, facciamo un appello alla Regione, al Comune, alla banca, alla Fondazione e a REAM: ditelo cosa volete fare e ci confronteremo apertamente».
«Gestita dall’Asl tramite AMOS»
Una proposta di gestione è quella che arriva da Massimo Scognamiglio (candidato al Consiglio per Uniti si può). «Il Comune di Asti (socio di maggioranza dell’IPAB), con i diversi commissari nominati non è mai riuscito a definire un progetto di riorganizzazione, con la Asl AT e la Regione, che permettesse di migliorare la qualità dell’assistenza e di adeguare l’offerta di servizi alle mutate esigenze degli anziani. Rasero non è mai riuscito a coinvolgere l’Asl AT e la Regione in ipotesi di allocazione di servizi all’interno della Casa di Riposo: pensiamo alla lungodegenza, all’Hospice, a posti letto per pazienti in stato “vegetativo”».
«Uniti si può – continua – ha proposto che sia la Asl AT, tramite AMOS a predisporre un progetto di assorbimento della Casa di Riposo e di utilizzo degli spazi presenti per il rilancio delle attività sanitarie territoriali. AMOS è una Società Consortile a Responsabilità Limitata, costituita da Aziende Sanitarie del sud della Regione; ha per scopo “attività sanitarie correlate alle attività sanitarie dei Soci che l’hanno costituita”. AMOS opera quindi in house: si ha la gestione in house allorché le pubbliche amministrazioni realizzano le attività di competenza attraverso propri organismi senza ricorrere al mercato per procurarsi servizi da erogare ai cittadini. Lo Statuto di AMOS stabilisce che la Società ha scopo “mutualistico e non lucrativo”.
AMOS potrebbe assorbire i dipendenti della CdR, la Cassa di Risparmio potrebbe garantire una quota di investimenti e un piano di rientro relativo al deficit della struttura».
[foto Billi]