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Continua la querelle

Caso Mussolini: «Rasero non ci dia lezioni di tuttologia applicata alla storia contemporanea»

La minoranza risponde al sindaco Rasero e lo incalza sull’iter amministrativo seguito per revocare la Cittadinanza Onoraria al Duce

È guerra tra minoranza e maggioranza su come sarebbe stato più corretto togliere Benito Mussolini dall’Albo dei Cittadini Onorari di Asti, ma anche sul ruolo e sulla persona che è stato il Duce, Capo del Fascismo e alleato del Nazismo.

I gruppi di minoranza di Uniti si Può, Ambiente Asti, CambiAMO Asti, PD e Movimento 5 Stelle hanno messo nero su bianco il loro sdegno per come sia andata a finire la discussione degli ordini del giorno e la votazione della pratica sul Duce.

La minoranza ha accusato il sindaco Rasero di aver approvato la delibera di Giunta, venerdì, mettendo la classica «toppa peggiore del buco», ma l’aspetto definito più grave, scrivono i consiglieri di minoranza, «è quando ci tocca leggere che i consiglieri comunali dell’epoca “in parte non avrebbero sostenuto spontaneamente l’assunzione di tale riconoscimento ed in parte, invece, lo hanno convintamente votato in un momento storico ben lontano dal 1938, anno in cui vennero adottate le leggi razziali”. E ancora: “Ricordo (parla Rasero ndr), infatti, come riconosciuto da molti storici, che nei primi anni del regime furono anche attuate importanti riforme e realizzate imponenti infrastrutture che favorirono lo sviluppo economico e sociale dell’epoca”. In altre parole, – commenta la minoranza – Rasero afferma che la ragione della benemerenza fu un po’ per imposizione dall’alto – tipico sistema utilizzato nei Paesi che brillano per democrazia – un po’ perché prima del 1938 Mussolini ha fatto anche cose buone, tanto importanti ed imponenti da conquistargli il consenso dei consiglieri comunali di Asti dell’epoca. Che vada a dirlo a Giacomo Matteotti, che giusto 15 giorni dopo che i nostri predecessori assegnassero tale benemerenza al Duce veniva fatto ammazzare per aver denunciato brogli colossali durante le elezioni di qualche settimana prima. Che vada dirlo ai militanti dei partiti dell’epoca, di destra e di sinistra, socialisti, comunisti, cattolici, contadinisti, liberali, bastonati, perseguitati, costretti a scegliere fra una vita impossibile o la sopportazione silenziosa del regime. Che vada a dirlo agli operai e alle operaie di Asti, quelli che ha commemorato alla Waya- Assauto, che si sono visti incendiati la sede delle Camera del lavoro e della Mutua ed evidentemente non la pensavano come lui se, rivoltella alla mano, hanno affrontato le squadre nere nel 1921 a San Rocco e hanno tenuto viva la fiamma dell’antifascismo nelle officine per tutto il Ventennio. Che vada a dirlo, infine, ai 188 antifascisti astigiani schedati, ai 69 confinati, a quelli condannati dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, a tutti i perseguitati, quelli costretti ad emigrare e talvolta uccisi».

Benito Mussolini e Liliana Segre

Una condanna senza appello

«Il Fascismo – sottolineano con forza i consiglieri – fu criminale dal primo giorno della sua fondazione, lo fu attraverso le camicie nere, lo fu quando si impossessò dello stato e lo dominò con la forza e la brutalità, lo fu quando collaborò con i nazisti per rastrellare e deportare i figli migliori della nostra terra che si battevano contro l’occupazione. E criminale il Fascismo lo fu anche nel dopoguerra come lo è ancora oggi quando cavalca le paure delle persone in difficoltà e incita alla violenza, al razzismo e alle discriminazioni. Traspare con evidenza che Rasero non abbia capito il significato di una Cittadinanza Onoraria. Ed è imbarazzante sentirsi dire che non è una cosa importante, giocando come sempre al ribasso, come se lui passasse le sue giornate in piazza a distribuire pasti caldi ai bisognosi e a trovare un tetto a chi è senza casa o un lavoro a chi l’ha perso. Lo sappiamo benissimo che gli astigiani non mangiano pane e revoche delle cittadinanze onorarie, ma ricordiamoci che non mangiano nemmeno pane e comparsate del sindaco dovunque, oppure pane e ricevimenti di cittadini o rappresentanti di altre istituzioni nel palazzo comunale, oppure pane e comunicati stampa in cui si dice quanto è brava l’amministrazione».

«La Cittadinanza Onoraria indica le figure di riferimento»

«Una cittadinanza onoraria – concludono Uniti si Può, Ambiente Asti, CambiAMO Asti, PD e Movimento 5 Stelle – rientra nel cosiddetto “uso pubblico o politico della storia”, che è una pratica costante di tutti i “poteri” costituiti, dalla notte dei tempi. Una Cittadinanza Onoraria serve ad indicare quali siano le figure di riferimento per una comunità, quali valori occorra seguire. Strade o ponti, paludi bonificate o treni in orario, le opere più o meno imponenti e importanti di cui parla Rasero non possono in alcun modo essere usate come contraltare per “digerire” il messaggio guerrafondaio, razzista, pieno d’odio e discriminatorio veicolato dalla figura Benito Mussolini. E se gli storici le riportano, caro sindaco, è perché c’è una bella differenza fra il ruolo dello storico, che deve raccogliere informazioni sul passato, analizzarle e riportarle nella loro integrità, e il ruolo dell’amministrazione che, dando o revocando una cittadinanza onoraria, automaticamente fornisce un giudizio globale su un personaggio storico, gli attribuisce un ruolo simbolico nella società e lo utilizza per veicolare determinati valori. Il sindaco avrebbe fatto meglio a tacere e non cercare di darci lezioni di tuttologia applicata alla storia contemporanea. Non ci interessa perché e percome venne assegnata la Cittadinanza Onoraria a Mussolini. Ci interessa che venga finalmente tolta, mettendo fine a questo teatrino che non fa certamente onore ad una città di comprovata fede antifascista come la nostra».

Parole molto dure che animeranno il dibattito anche nei prossimi giorni.

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