Aveva solo 23 anni e, da solo, era già riuscito a salvare la vita a decine di partigiani ricoprendo un ruolo molto particolare nella Resistenza che portò alla Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Lui è Attilio Martinetto, all’epoca della seconda guerra mondiale un giovane finanziere originario di Castell’Alfero. Fino alla data dell’Armistizio valoroso combattente in battaglia, poi il ritorno nel suo paese natale e la decisione di arruolarsi fra le fila partigiane e, precisamente, nei servizi segreti della Resistenza con il nome di battaglia “Timo”.
Riuscì a farsi assegnare all’Ufficio Investigativo fascista di Cuneo e grazie alla sua posizione, Martinetto fu in grado di passare in anticipo, alle brigate partigiane, i piani di rastrellamenti della Valle Pesio dell’aprile del 1944 e quelli di Alba del novembre dello stesso anno. Documenti importantissimi che consentirono ai partigiani di non farsi sorprendere e di organizzare contromisure efficaci.
Ma non riuscì a nascondersi alle Brigate Nere Cuneesi, particolarmente attive che scoprirono il suo doppio gioco e lo fucilarono il giorno stesso della Liberazione, il 25 aprile del 1945.
La madre e la giovane moglie, Annamaria Comandù recuperarono il suo corpo senza vita ai piedi del pioppo cui venne legato per essere fucilato.
Una storia drammatica e straordinaria allo stesso modo che è stata raccontata nel libro “L’ultima battaglia del partigiano “Timo” edito da Primalpe e scritto dal colonnello della Guardia di Finanza in ausiliaria Gerardo Severino e dal brigadiere finanziere in congedo Nicola Pettorino.
Il libro è stato presentato domenica scorsa a Castell’Alfero, alla presenza, fra gli altri, di Anna e Irene Martinetto, nipoti dell’eroe partigiano finanziere in una cerimonia a ricordo del suo sacrificio voluta dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Asti guidata dal colonnello Antonio Garaglio.
Un libro, quello presentato domenica, che è nato dalle ricerche e dal profondo impegno profuso del generale Luciano Luciani, all’epoca in cui era presidente del Museo Storico della Guardia di Finanza. Ricevette la lettera commovente ed appassionata della vedova di Martinetto che raccontava la storia del marito.
Il generale fu profondamente toccato dal sacrificio del finanziere di Castell’Alfero e condusse approfondite indagini in tutti gli archivi storici a disposizione riuscendo a ricostruire la grandezza del suo impegno..
Scrisse molti articoli su di lui ma non riuscì ad arrivare al libro a causa della sua scomparsa improvvisa.
Il testimone venne raccolto da Severino e da Pettorino che hanno simbolicamente presentato il libro nell’anniversario degli 80 anni della Liberazione e della morte di Martinetto.