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Fresco di stampa

Castello d’Annone e le memorie postume di “Cecco”, il partigiano disincantato

Il figlio di Francesco Viarengo dà alle stampe il libro in cui viene ripercorsa l’esperienza del padre nella Resistenza

“Cadono grevi le notizie della guerra”: è l’incipit del libro “Soltanto Resistenza” da pochi giorni disponibile su Kindle Amazon in autopubblicazione. Alle stampe lo ha dato Paolo Viarengo, imprenditore di Castello d’Annone per rendere omaggio alla memoria del padre Francesco, autore del romanzo breve. Francesco, fino a che è stato in vita, lo ha sempre tenuto chiuso nel cassetto del suo studio.
Perchè? «Di preciso non lo sappiamo, forse perchè lo aveva scritto molti anni prima e, con il passare del tempo, aveva maturato la convinzione che non fosse un bene ricordare continuamente un’epoca storica che faceva restare tutti ancorati ad una mitologia che lui non aveva mai condiviso».
Per Viarengo (Francesco), che pure fu partigiano attivo e apprezzato, componente di una serie di assalti e difese del territorio annonese e oltre, occorreva “asciugare” la memoria e concentrarsi solo sui fatti. Da qui anche la scelta di quel “soltanto” nel titolo.
Non che non ci avesse creduto nella Resistenza. Più volte mise a rischio la sua vita in quegli anni, ma più che di ideologia e politica lui parlava di spinta al ritorno alla vita quieta e tranquilla che precedette gli anni della guerra.
In molti passaggi del suo romanzo, parla di “buonsenso” dei contadini che appoggiarono i partigiani per istinto, non per ragionamenti complessi.
E questa è la forza del libro di Viarengo, intellettualmente onesto anche nel riportare i dubbi dei partigiani, i motivi che li spinsero ad entrare nelle brigate (spesso a causa dello stato di disertore, come fu anche per lui) e la scelta di raccontare i fatti come fossero articoli di cronaca di un giornale.
Questo stile asciutto ed essenziale nasce dalla sua forma mentis plasmata durante gli studi di ingegneria e la sua professione nell’industria nucleare. Al ritorno in Italia dal Brasile, dove emigrò finita la guerra potendo contare sull’aiuto di uno zio, visto che lui rimase orfano in tenerissima età.
«Mio padre, pur partigiano, non volle mai partecipare alle cerimonie del 25 Aprile perchè le trovava troppo piene di retorica e preferiva riferirsi ai suoi ricordi e alle sue ricerche storiche» dice il figlio Paolo.
Nel romanzo autobiografico si presenta come Antonio Bussi e firma l’opera con lo pseudonimo di Cecco Tonengo. Un gioco ironico che si ritrova nelle pagine a seguire quando “storpia” i nomi di molti paesi intorno a Castello d’Annone (che chiama Monzone). E poi Montecisnelli per Mombercelli, San Casciano Mirteto per San Marzano Oliveto, Resancore per Refrancore, Pinchio per Vinchio tanto per citarne alcuni.
In copertina un disegno di Antonella Viarengo, figlia di Francesco.

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