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Castello d'Annone: nessuno credevache fosse possibile un simile disastro
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Castello d'Annone: nessuno credeva
che fosse possibile un simile disastro

L’acqua esondata, a Castello d’Annone, raggiunse la sua altezza massima la mattina di domenica 6 novembre ‘94 verso le 9,30. In piazza del municipio l’inondazione arrivava a 2,40 metri.

L’acqua esondata, a Castello d’Annone, raggiunse la sua altezza massima la mattina di domenica 6 novembre ‘94 verso le 9,30. In piazza del municipio l’inondazione arrivava a 2,40 metri. «Quando quella mattina, molto presto, venni chiamato a verificare sul posto, nessuno credeva che l’acqua fosse arrivata tanto all’interno del centro abitato» rievoca Giuseppe Barla, allora vicesindaco. Circa il 70% delle abitazioni era stato raggiunto nel corso della notte, quando già la popolazione si era attivata per mettere in salvo quanto possibile. «Raggiunsi casa di mio cognato perché sapevo che era in zona a rischio – racconta il sindaco Valter Valfrè – Smontai il bruciatore della caldaia e lo posai sullo scaffale più alto, credendo fosse sufficiente. L’acqua avrebbe poi raggiunto il piano superiore».

Alcune case di Annone si trovano al di là del Tanaro; per mettere in salvo chi vi abitava, i soccorritori usarono un gommone con notevole perizia, attraversando il fiume in piena. Tra gli sfollati c’erano Luciano Medico e la sua famiglia: «Ci trasferimmo per circa una settimana alla caserma dell’aeronautica, ospiti dei militari. Dormirono lì una decina di persone del paese, mentre eravamo una cinquantina a radunarci per i pasti».

Un altro danno vistoso fu ai binari della ferrovia che costeggiano il fiume: l’ondata trascinò via gran parte della terra. Fango, problemi di corrente elettrica e linea telefonica si protrassero per circa un mese, mentre in città arrivavano volontari che aiutarono a liberare i cortili e le cantine. «Fu un eccezionale momento di solidarietà» ricorda Barla. «Ai primi di dicembre mi accorsi che le cose stavano tornando alla normalità quando sentii arrivare il primo carrello della ferrovia, – racconta Carlo Maniero – portava la ghiaia per ripristinare i binari».

f.g.

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