Si parlerà nel consiglio comunale convocato per questo pomeriggio, giovedì, alle 19, a Castello di Annone dell’antenna telefonica Iliad in fase di costruzione in centro paese, nell’area verde di via Pinin Pacot. La richiesta è giunta dai consiglieri dei due gruppi di minoranza che siedono in consiglio comunale. «Non discutiamo certamente la decisione di installazione di un ripetitore telefonico, in quanto oggi tutti noi usiamo quotidianamente internet e telefoni cellulari. Ma non siamo d’accordo sulla locazione scelta dell’amministrazione comunale – spiega il consigliere Paolo Viarengo – Quell’area, in cui si trova anche un piccolo parco giochi per i bambini, è nel cuore del paese, a poche decine di metri dalla piazza centrale di Annone. Riteniamo che questa non sia la collocazione idonea».
«Chiediamo la revoca della delibera di Giunta relativa all’installazione dell’antenna e l’emanazione di un regolamento che rimandi al consiglio comunale le scelte che riguardino temi di carattere ambientale», aggiunge il consigliere Viarengo. In paese è anche in atto una raccolta firme tra i cittadini sulla futura antenna telefonica, per la quale è già stato realizzato il basamento nell’ambito dell’avvio dei lavori in queste ultime settimane.
Nella zona di via Pinin Pacot si trovano oltre all’area verde anche un circolo e campi da bocce, che ultimamente non risultano del tutto funzionanti. Un più ampio parco giochi per i bambini si trova nella zona del lungo Tanaro, insieme a campo da calcetto e spazi per passeggiate nel verde. Ma c’è chi ricorda che quell’area di via Pinin Pacot è legata ad un lascito testamentale, a cui fa riferimento la costruzione della singolare cappella che si trova nel giardino (un edificio che per la verità non risulta rappresentare un punto di riferimento nella comunità). Si tratta dell’eredità lasciata dalla signora Margherita Stillo: terreni, alloggi e denaro per opere a favore della popolazione.
In riferimento all’installazione dell’antenna, Alessandro Montali, annonese, ha voluto esprimere il suo pensiero indirizzando alcuni giorni fa le sue considerazioni al sindaco di Castello di Annone e alla Giunta comunale, così come ai consiglieri comunali di maggioranza e di minoranza. «L’elenco dei beni della signora Margherita comprendeva anche il terreno compreso tra il rio Fontana Santa e l’attuale via Pinin Pacot, in quegli anni prativo, pianeggiante ed in posizione centrale, protetto dalla pericolosa ex statale n. 10. La volontà testamentaria prevedeva anche la costruzione di una torre elevantesi verso il Cielo, quasi a toccarlo, proprio nel prato citato, ad imperitura memoria. Tale disposizione, singolare e da molti, a quei tempi, considerata bizzarra, venne analizzata dalle parti e con il supporto anche di un parere legale per interpretarla, affinché potesse essere la più vicina alle volontà della defunta, portò a bozzetti progettuali che si concretizzarono con l’attuale cappella le cui travi in legno slanciate verso il cielo soddisfano tale pensiero. Non mi risulta che la cappella sia mai stata inaugurata né intitolata, non una pietra e neppure una targa vennero posati in memoria della signora Margherita, dei cui averi beneficiò la collettività. Apprendendo dai “social” del posizionamento di un impianto di telefonia cellulare nel prato a fianco della cappella, mi trovo a ripensare, con un amaro sorriso, alle volontà della signora: che avesse veramente inteso che la torre da lei auspicata avesse la forma di un’antenna? – scrive Montali – A fronte di una volontà delle amministrazioni locali, negli ultimi anni, di riqualificare il territorio con interventi che hanno cercato di eliminare o mitigare gli errori progettuali degli anni passati, ricercando nella storia dei nostri paesi gli elementi tipici, valorizzando i nuclei abitati, per far apprezzare al visitatore di passaggio ed ai residenti le bellezze architettoniche e paesaggistiche che ogni singola realtà possiede, ritengo che la realizzazione di tale infrastruttura non possa assolutamente corrispondere agli obiettivi che ho elencato e pertanto chiedo alla’amministrazione locale di rivedere tale localizzazione e di ogni altra ipotesi nel tessuto urbano, per evitare uno sfregio ambientale, non rimarginabile, che il paese non merita».